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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
In un articolo di alcuni decenni fa Luigi Lombardi Vallauri – già docente di Filosofia del diritto alla Cattolica di Milano – sosteneva la necessità di vietare il catechismo ai minori di 18 anni.
La formulazione paradossale non era dettata esclusivamente da intenti ironici perché sintetizzava un articolato processo argomentativo che oggi potremmo riprendere con altri termini, ma senza tradirne l’esprit originario.
Cosa succede mediamente nelle parrocchie italiane quando si preparano bambini e bambine alla Prima eucarestia e/o alla Confermazione? A mia conoscenza si danno due scenari principali.
Nelle comunità ‘tradizionali’ si trasmettono, con strumenti didattici aggiornati, i contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica emanato nel 1992 da Giovanni Paolo II, che l’adolescente, man mano che crescerà in età e istruzione, o manterrà ufficialmente ma senza lasciarsene coinvolgere esistenzialmente o rinnegherà in blocco o (molto più raramente) sottoporrà a una faticosa cernita per separare il grano dal loglio.
Per evitare esiti del genere, non privi di rischi, nelle comunità ‘progressiste’ si bypassa la proposta del catechismo canonico e ci si concentra su alcuni messaggi umanistici o sociali o ecologici che in varia misura sono collegabili con il Vangelo.
Questo secondo scenario presenta indubbi vantaggi, se non altro perché esime dal compito di destrutturare prima di ricostruire un proprio cammino di ricerca religiosa, ma non si può negare che comporti un difetto grave: si privano intere generazioni della possibilità di un confronto, sia pur critico, con lo specifico cristiano.
Ad essere accettate o rifiutate saranno alcune linee di un’etica potenzialmente universale, ‘laica’, di certo necessaria e urgente; ma rimangono fuori dai riflettori – nei casi più felici, appena sullo sfondo – la declinazione e le motivazioni originali che di tale etica hanno dato Gesù di Nazareth e le prime comunità dei discepoli.
Un’alternativa alle catechesi che rischiano il dogmatismo o, al contrario, il filantropismo generico é stata più volte ricercata anche in Italia: ancora nel 2007 è stato pubblicato, a cura del Cipax, Chi dite che io sia? Le ragazze e i ragazzi della Comunità di San Paolo si interrogano sulla storia di Gesù di Nazareth, Icone Edizioni, Roma.
In queste settimane é in distribuzione la traduzione italiana di uno strumento preparato, e sperimentato a lungo, da un noto teologo della Liberazione, José Marìa Castillo: La buona notizia di Gesù (Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2024, a cura di D. Culot e L. Tommaselli). E’ il primo di tre volumi, o meglio quaderni, di “Teologia popolare” che l’autore, scomparso nel 2023, ha pubblicato in spagnolo nel 2012, dopo decenni di circolazione su fogli ciclostilati in tante comunità europee e soprattutto latinoamericane.
La prima parte del volume mira a due scopi: “prima di tutto é necessario renderci conto della situazione in cui ci troviamo” e, a tale scopo, “vedere cosa sta succedendo nella società nella quale viviamo” e “cosa capita con tutte queste cose della religione, che, a quanto pare, non funziona come dovrebbe funzionare”; “in secondo luogo, scopriremo quello che si deve fare per leggere e comprendere i vangeli, perché c’è molta gente che non capisce quello che dicono i vangeli” (p. 13).
A questo punto inizia la seconda parte del quaderno in cui ogni capitolo ç scandito in tre momenti: si riporta un brano del vangelo, si offrono “alcuni chiarimenti che aiuteranno a capire meglio le cose raccontate” e “infine ci saranno alcune domande che servono perché ciascuno rifletta su ciò che questo Vangelo vuol dire a ciascuno di noi” (p. 47).
“In definitiva” – asserisce in chiusura della sua Introduzione l’autore – “quello che questo libro sta a significare per noi é che il cristianesimo, la Chiesa, la religione devono umanizzarsi, devono essere più umani, devono essere più vicini a tutti gli esseri umani, devono essere in sintonia con tutto ciò che é veramente umano” (p. 9).