Intelligence e politica: l’indicibile e il plateale. Ancor più di olio e acqua, elementi in natura non mescolabili perché hanno una diversa polarità. L’intelligence si misura con la segretezza e l’impalpabilità delle proprie attività. Diametralmente all’opposto, invece, la politica vive di visibilità e interattività.
In sintesi, è questa la cornice dell’audizione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Copasir, il Comitato parlamentare per il controllo delle condotte attinenti le norme sulle attività di informazione per la sicurezza. Organo composto da 5 senatori e 5 deputati e presieduto da un esponente del principale partito di minoranza.
Tre i punti essenziali che il Premier è stato invitato a chiarire di fronte al Copasir.
Primo: quale sia stato il ruolo effettivo dell’Italia nel Russiagate, cioè nell’inchiesta negli Stati Uniti sulla presunta ingerenza di Mosca nelle ultime presidenziali americane.
Secondo: genesi e motivazioni dei due incontri a metà agosto tra il ministro della Giustizia americano William Barr accompagnato dal Procuratore John Durham, ed i capi dei servizi segreti italiani.
Terzo: contributo italiano alle richieste di Barr.

L’audizione, segretata, è durata poco più di due e mezzo. Conte, che ha mantenuto come nel precedente governo la delega ai servizi segreti, ha illustrato anche la relazione semestrale al Parlamento sull’attività dell’intelligence nazionale ed ha successivamente risposto alle domande del Presidente del Copasir, il deputato leghista ed ex sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi e degli altri commissari

(Foto Ansa e Panorama)