Cuore & Batticuore
Quei post che sembrano cartelle cliniche
Caro zerozeronews, nell’era dei social FB mostra spesso un involontario insieme di cartelle cliniche dove il titolare dell’account spesso in modo inconsapevole racconta di sé, della sua interiorità, della sua anima. Le informazioni che arrivano ai cosiddetti amici se lette da una mente esperta possono aiutare a tracciare quello che si chiama profilo psicologico .
Infatti non a caso parecchie aziende ne prendono visione insieme al curriculum. Facendo un rapido giro si può spaziare da chi utilizza questo potente mezzo per divulgare nozioni, a persone uomini o donne che in modo indistinto trovano nei social il terreno fertile per coltivare relazioni più o meno virtuali.
A questo proposito si può analizzare una situazione tipo che mi è capitato di osservare, dove la parte debole è la donna e sarà poi quella che ci rimetterà di più in termini di sofferenza. Partiamo dal presupposto che le persone soprattutto donne che inciampano in storie virtuali, presentano tutte alcune caratteristiche comuni tra loro: personalità fragile, autostima molto bassa o addirittura a zero, bisogno di riconoscimento e personalità dipendente.
Infatti sono proprio queste caratteristiche a far si che possano essere individuare come possibili prede da un attento occhio maschile. Quindi leggendo poi i singoli profili pagina come fossero una cartella clinica , si potranno riconoscere post che per il loro contenuto riportano ad un atteggiamento di persone che per così dire si zerbinano, pur di ottenere qualche briciola di attenzione. Che loro illudendosi scambiano per amore .
Nei casi peggiori si arriva a offrirsi con un contorno di sintomi e patologie fisiche quasi sempre inventate cercando di agire sull’altro per suscitare compassione nell’intento di ottenere attenzione, affetto, amore , senza rendersi conto che si è affetti da una patologia chiamata Sindrome di Munchhausen .
Considerando l’ampio presentarsi di disturbi della personalità sarebbe auspicabile che si possa arrivare ad avere la figura dello psicologo di famiglia, ma per arrivare a ciò bisogna sfatare i luoghi comuni che demonizzano i disturbi psicologici e arrivare a comprendere che esiste l’interazione mente-corpo e un corpo sano ha bisogno di una mente che lo sia altrettanto .
Unito a ciò si deve dare spazio a un’educazione affettiva, cosi da aiutare a comprendere che la felicità non dipende dagli altri ma da noi, dalla nostra consapevolezza , e che poi non ci sono vuoti da riempire a spazi per costruire .
Mira Riva
riva.mirella@libero.it
Nell’oceano sconfinato del web, solitutine e angoscia spesso affiorano sulla superfice fluttuante e variegata dei social. Le parole d’affetto e di conforto sono essenziali per scongiurare crisi e consentire un confronto immediato con messaggi mellifui e interessati o, peggio, di adescamento. Sembra di percepire nell’analisi di Mira l’intenzione di promuovere un centro di monitoraggio e di sostegno sui social. Sarebbe davvero un’ottima idea !
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