Nell’effimero firmamento grillino, tramonta la stella di Luigi Di Maio e sorge il sole di Giuseppe Conte.Troppo tardi e poco chiaro il passo indietro di Di Maio, che ha annunciato le dimissioni da capo politico del Movimento 5 Stelle.
La già pessima definizione di “capo politico” amplifica l’effetto negativo di una messinscena boomerang, perché da mesi Di Maio era stato in pratica esautorato e commissariato da Beppe Grillo e dai gruppi parlamentari dei 5 Stelle per tutta una serie di disastrose sconfitte elettorali e cantonate governative, dalla Tav all’Ilva, dal disastro Raggi a Roma allo stillicidio dei parlamentari che abbandonano i 5 Stelle, dal reddito di cittadinanza alla prescrizione.
Per recuperare interamente la credibilità, e anche la dignità politica, l’ex enfant prodige grillino dovrebbe semmai dimettersi anche da Ministro degli Esteri. Un ruolo per specialisti dei rapporti internazionali, nel quale non ci si può improvvisare e che in effetti non ha mai pienamente svolto.
Il risvolto ulteriormente negativo delle dimissioni non presentate ma annunciate è che si intravede un ulteriore tentativo di restare a galla attraverso l’implicita richiesta di respingere il passo indietro e di insistere affinché Di Maio resti a rifondare il Movimento. Un retropensiero patetico e politicamente suicida.
Per i 5 Stelle si apre una stagione ancora più tormentata di quella iniziata col marasma della crisi di Ferragosto del Governo Salvini- Di Maio. Crisi che a settembre ha partorito l’inedita maggioranza M5S, Pd, sinistra e renziani.
Erede di fatto di Luigi Di Maio, al di la delle indicazioni degli Stati Generali grillini di metà marzo, è e resta il premier Giuseppe Conte vero tacito e discreto vincitore, dietro le quinte, del braccio di ferro iniziato con la mancata conferma a vice Premier dell’allora capo politico indiscusso dei 5 Stelle, esiliato e mandato allo sbaraglio alla Farnesina.
Da Vito Crimi a Chiara Appendino, da Roberto Fico a Paola Taverna a Stefano Patuanelli, da Vincenzo Spadafora a Riccardo Fraccaro ad Alessandro Di Battista, gli emergenti del tentativo di rifondazione del movimento, una rifondazione che sa di stabilizzazione della legislatura, dovranno in ogni caso connettersi e farsi coordinare dal Presidente del Consiglio Conte che è diventato il vero garante ed insieme reggente dell’esistenza politica dei 5 Stelle.