Epilogo e rilancio politico della legislatura Finisce meglio di come era iniziata. Anzi, vista la cronica frammentazione della politica italiana, l’epilogo della legislatura registra una innovazione di non poco conto: l’esecutivo in carica non si dimette. Il Governo Gentiloni assume un ruolo di garanzia e assicura cioè la piena legittimità operativa nella delicata fase di transizione e di stallo che si teme possa verificarsi per la formazione di una maggioranza governativa sulla base dei risultati delle politiche del marzo 2018.
Il diario di bordo della XVII^ legislatura, caratterizzata dalle scelte dei protagonisti, evidenzia due svolte essenziali: l’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica e il referendum che ha nettamente bocciato la travagliata riforma costituzionale varata dal GovernoRenzi.
Saggio, discreto, fermo interprete dello spirito e della prassi della Costituzione , Mattarella ha rappresentato in tutti i passaggi cruciali un determinante baricentro istituzionale.
Un baricentro unitario unanimemente apprezzato, che ha garbatamente arginato le fughe in avanti, gli eccessi polemici e i tentativi di strappo dell’ex Premier e segretario Pd Matteo Renzi, del movimento Cinque Stelle, di Salvini e Berlusconi e talvolta anche di Bruxelles.
Essenziale per assicurare anche in campo internazionale una proficua azione di Governo soprattutto il ruolo del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Un inedito ruolo, come già evidenziato, di garante del sistema Paese riconosciuto anche dall’opposizione.
Nel bilancio delle 440 leggi approvate, 245 per iniziativa parlamentare e 195 proposte dal Governo, spiccano norme che costituiscono un punto di riferimento per il riconoscimento di diritti e che sono destinate ad incidere nella società. A cominciare da bio testamento, unioni civili, le norme anti tortura, quelle sul femminicidio e sui minori stranieri non accompagnati, il jobs Act e la legge elettorale.
Sotto il profilo politico, dopo lo stallo iniziale determinato dal sostanziale pareggio del voto del 2013, la legislatura è sopravvissuta grazie alla Grosse Koalition alla tedesca, l’alleanza fra Pd e Forza Italia, che ha dato vita ai governi Letta e Renzi. Un’alleanza poi sfociata nel cosiddetto Patto del Nazareno fra il leader Pd e Berlusconi e, dopo la scissione da Forza Italia, nel sostegno al Governo degli esponenti del Nuovo e centro destra fondato da Angelino Alfano .
Per la legislatura il risultato del referendum ha avuto un effetto spartiacque. Dopo le dimissioni da Palazzo Chigi di Matteo Renzi, in seguito alla bocciatura referendaria della riforma costituzionale, la governabilità é stata assicurata dall’esecutivo presieduto da Paolo Gentiloni.
Governo che sul piano della ripresa economica, della sicurezza e dell’antiterrorismo, del controllo dei flussi migratori e dei rapporti internazionali, si è guadagnato sul campo il plauso delle forze politiche, dell’Europa e degli alleati.
Il plauso di tutti tranne, paradossalmente, che dei compagni i partito. Prima per la contrapposizione con Renzi, poi per le scelte economiche e internazionali di Palazzo Chigi, la minoranza interna del Pd, bersaniana e dalemiana, ha infatti preferito distinguersi e dare vita a una nuova formazione politica di sinistra.
Si è formata un’area politico parlamentare che si è saldata con l’arcipelago ecologista e di sinistra di matrice vendoliana, della quale ha recentemente assunto la leadership il Presidente del Senato Piero Grasso, dimessosi a sua volta dal Partito Democratico.
Speculari le prospettive delle forze d’opposizione. Sull’onda delle proteste per i ritardi della ricostruzione delle zone terremotate del centro Italia, per i flussi migratori, le imposizioni di bilancio di Bruxelles, sul versante del centro destra si è registrato il ritorno di fiamma di Berlusconi.
L’exploit dei populismi e degli indipendentisti, in Spagna, Germania e Austria, ha favorito invece l’incremento dei consensi del movimento Cinque Stelle, della Lega di Salvini e di Fratelli d’Italia.
Mentre la parabola politica dei centristi di Angelino Alfano, che ha annunciato la non ricandidatura alle politiche, si è infranta sulla ennesima scissione che ha visto contrapposti da una parte i Ministri degli Esteri, Alfano, e della Salute, Lorenzin, favorevoli al proseguimento dell’alleanza anche elettorale col Pd, e dall’altra gli esponenti vicini a Lupi e Formigoni pronti a rientrare nel centrodestra.
Dal tramonto della XVII^ si scorgono comunque già gli albori della XVIII^ legislatura, che per gli appassionati di numerologia coincide con le ultime due cifre del nuovo anno.
Albori che preannunciano una nuova fase politica in bilico fra percentuali elettorali e alleanze politiche, fra l’ulteriore eclissi dei partiti e la nascita di nuove aggregazioni di potere.
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.