Pianeta acqua
Il 90% dei disastri naturali e dei dissesti idrogeologici é legato alla gestione delle acque e al loro rapporto con l’ambiente. La denuncia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità scuote a Roma l’avvio del Summit internazionale Acqua e Clima. I grandi Fiumi del Mondo a confronto.
I dati diffusi da varie organizzazioni ambientaliste evidenziano come l’acqua sia la prima vittima del disordine climatico in atto e che gli scienziati del Gruppo intergovernativo degli esperti sull’evoluzione del Clima, Giec, sono ormai concordi nell’affermare che i cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto sulla disponibilità di acqua dolce.
E’ stato stimato che per ogni incremento di 1 grado centigrado della temperatura terrestre, un ulteriore 7% della popolazione mondiale vedrebbe ridursi del 20% la propria disponibilità di risorse idriche. Inoltre, secondo le stime del World Water Divelopment delle Nazioni Unite del 2015, la crescita della popolazione mondiale e della domanda di beni e servizi favoriranno un forte aumento del consumo di acqua. E’ quindi prevedibile che entro il 2030 la risorsa oggi disponibile subisca una drastica riduzione del 40%, a meno che non vengano migliorati, in modo significativo, gestione e utilizzo. I cambiamenti climatici provocheranno un aumento di trasmigrazione delle popolazioni con conseguente rischio di violenti conflitti.
Secondo l’alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre 250milioni di persone saranno trasmigrate da qui al 2050 a causa delle condizioni meteorologiche estreme.
Drammatica pure la situazione dei mari che giocano un ruolo chiave nel regolare il clima. Gli oceani, quando sono in buona salute assorbono infatti un terzo dell’anidride carbonica e producono oltre la metà dell’ossigeno che respiriamo . ”Non lasciamo il destino del mare alla corrente: i fiumi tornino a trasportare messaggi di vita e non rifiuti. Infatti l’80% della plastica che finisce in mare arriva proprio dai fiumi: una situazione che va arrestata subito se vogliamo salvare il mare “ chiede l’associazione ambientalista Marevivo che sollecita vengano predisposti sistemi di raccolta dei rifiuti per fermare le plastiche direttamente alla foce dei corsi d’acqua.

In base ad uno studio pubblicato su Nature il 74% della plastica dei fiumi arriva al mare nel periodo tra maggio e ottobre e i fiumi che trasportano la maggiore quantità di plastica sono lo Yangtze, lo Xi e lo Huanpu, in Cina, il Gange, in India, il Cross, al confine tra Camerun e Nigeria, il Brantas e il Solo in Indonesia, il Rio delle Amazzoni, in Brasile, il Pasig, nelle Filippine e l’Irrawaddy, nel Myanmar.
E poi nella zona occidentale dell’Indonesia c’è il Citarum, una vera e propria distesa di rifiuti galleggianti, da anni il corso d’acqua più inquinato del mondo. Molti grandi fiumi sversano tutti i loro inquinanti anche nel Mar Mediterraneo, un mare semi-chiuso che impiega più di 80 anni solo per il ricambio delle acque superficiali e centinaia per quelle profonde. E’ evidente che per salvare i mari bisogna agire sulla terra.