La Cina incorona il nuovo Mao e archivia il maoismo
Comunismo al tramonto nell’ex Celeste Impero. Per quanto singolare, vista la rigida perpetuazione ai lavori 19° Congresso del Pc cinese del classico schema marxista, a rivelarlo è stata la stessa relazione fiume del Presidente Segretario Xi Jinping .
Una relazione aulicamente definita dai media di Pechino il “Pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”. Evidente che l’enfasi della nuova era ruota tutta sulle caratteristiche cinesi, e mette implicitamente in secondo piano la tradizionale teologia marxista leninista, comunque già derubricata a socialismo.
Non è un caso che tra i 14 punti che stanno alla base del Xi-pensiero, ben 10 siano dedicati al tema del miglioramento delle capacità di governance.
Lo schema classico del Partito Stato maoista assume di fatto i contorni di apparato governativo. Una generazione di Governo culturalmente e strutturalmente non più identificabile con la missione originaria del partito. Non più omologabile alla dottrina e la prassi elaborate da Mao Zedong che calibrò il materialismo marxista in funzione della realtà socio-economica della Cina.
Eppure con sottile utilizzazione del mito del Grande Timoniere la relazione di Xi Jinping viene definita tout court sixiang, pensiero, come fu per Mao, e diversamente dal modo in cui sono state presentate e tramandate, secondo la storiografia ufficiale del Pcc , le relazioni dei leader precedenti: Deng Xiaoping, Jiang Zemin e Hu Jintao .
Il che lascia prevedere che subito dopo il 19° Congresso il contributo ideologico di Xi sarà abbreviato in Xi Jinping sixiang, il pensiero del nuovo timoniere. Un onore riservato fino a oggi solo a Mao, l’unico leader cinese titolare di un proprio autonomo pensiero. Dopo solo cinque anni di presidenza e di segreteria Xi Jinping viene messo cioè sullo stesso piano di Mao.
Ma che significa che la Cina si sarà modernizzata senza occidentalizzarsi, come sottolinea Xi Jinping? E’ una dichiarazione ufficiale di distacco dal socialismo? Per Giovanni Andornino, docente all’Università di Torino e vice presidente del Torino World Affairs Institute Twai, intervistato dall’Agenzia Italia, “Se alla fondazione del PCC l’esercizio del potere attraverso le istituzioni dello stato, e il perseguimento dello sviluppo economico, erano considerati parte del cosiddetto stadio primario del socialismo, necessario a raggiungere il paradiso comunista teorizzato da Marx, il discorso pronunciato da Xi Jinping ci ricorda che la finalità ultima del partito è cambiata: l’obiettivo dichiarato è portare la Cina a una posizione di primato globale entro il 2049”. Cioé esattamente un secolo dopo la lunga marcia guidata da Mao e da Chu En-Lai.
Per Andornino una possibile chiave di lettura delle intenzioni di Xi Jinping è rappresentata dal passaggio della reazione dedicato ai valori socialisti.
“Nel titolo – spiega il professore- si menzionano i valori socialisti, ma nel testo si parla della necessità di coltivare lo spirito cinese promuovere valori cinesi e far leva sulla saggezza cinese per offrire agli altri paesi strumenti per risolvere i propri problemi.”
Il messaggio per le classi dirigenti e le opinioni pubbliche globali è chiarissimo, secondo Andornino: “L’egemonia occidentale nel campo delle idee e delle visioni del mondo, finora data per scontata, deve ora confrontarsi con una Cina che fa della propria strategia di sviluppo e del proprio assetto politico-istituzionale un modello cui altri possono ispirarsi. La narrazione patriottica della rinascita nazionale cinese, contrapposta alle crisi che investono le democrazie liberali occidentali – dagli USA di Trump, alle vicende europee con la Brexit, la Grecia e ora la Catalogna – esercita un’attrazione che è sempre più irragionevole sottovalutare”.