Tsunami giustizia all’orizzonte della politica. Il via libera della Corte di Cassazione ai sei referendum promossi dalla Lega e dal Partito Radicale su Csm, responsabilità diretta dei magistrati, equa valutazione dell’attività dei giudici, separazione delle carriere, limiti alla custodia cautelare e ridefinizione dell’abuso d’ufficio, è destinato a catalizzare in maniera esponenziale il confronto fra i partiti. I quesiti, che incidono in modo diretto e indiretto nei rapporti politici, professionali, sociali ed economici, irrompono anche sull’equilibrio fra poteri istituzionali, esecutivo e sistema giudiziario.
La complessità giuridica, le difficoltà e il marasma che negli ultimi anni hanno investito la magistratura, rischiano di essere trascinati nel vortice di polemiche politiche e strumentali. Non a caso ai referendum hanno aderito trasversalmente esponenti di vari partiti.
La risonanza della decisione della Cassazione, alla quale seguirà da parte del Viminale la scelta della data in primavera dei referendum, ha fatto quasi passare in secondo piano nell’ambito del dibattito politico il percorso netto da record, dalla legge finanziaria al G20, dell’ultima settimana del Governo e del Premier Mario Draghi.
Un G20 soprattutto che ha trasformato l’Italia in caput mundi. Il riconoscimento dell’essenzialità del baricentro italiano nell’Europa del dopo Merkel e fra i blocchi contrapposti che fanno capo a Stati Uniti, Cina e Russia, fa acquisire al Governo Draghi un’ulteriore spinta per mettere a punto fin dalla settimana entrante l’avvio delle riforme strutturali essenziali per centrare gli obiettivi, e soprattutto i cospicui finanziamenti europei, del recovery plan.
Una spinta che deriva anche dalla accresciuta fiducia dei mercati. Fiducia determinata dal riassetto di pensioni e previdenza, dall’avvio di una riforma della giustizia anticipatrice dei referendum, dal successo della campagna di vaccinazione e dal crescente controllo della pandemia, dalla ripresa del completamento di molte opere pubbliche incompiute, dalla capacità di prevenzione e intervento sul territorio. Un’apertura di credito internazionale che complessivamente si traduce per il Paese in una accelerazione degli investimenti e dell’import-export.
A parte la fibrillazione referendaria, sul piano politico mentre il Premier completerà la mediazione con i sindacati riducendo, o annullando del tutto, la distanza sui parametri delle pensioni, i partiti continuano a contarsi in Parlamento in vista del confronto sulle candidature per il Quirinale.
Sul Colle si decidono probabilmente le sorti del Governo e di due legislature: la scadenza dell’attuale e gli equilibri della prossima. Maggioranze sulle quali inciderà anche l’esito del referendum. Con ricadute decisive per forze politiche e leader. Le defezioni nei partiti che hanno determinato la bocciatura nel voto a scrutinio segreto al Senato del disegno di legge Zan sull’omotransfobia confermano la frammentazione degli schieramenti e la possibilità di maggioranze variabili.
Sulla scia del plauso e dei riconoscimenti manifestati ad un Draghi letteralmente über alles dal Presidente americano Joe Biden e dai leader mondiali del G20 di Roma per l’incisiva capacità di leadership e di rilancio dell’Italia, il segretario del Pd Enrico Letta ha promosso nella capitale un parallelo “Global progress summit” con il Cancelliere tedesco in pectore, il socialdemocratico Olaf Scholz e il Premier spagnolo Pedro Sanchez. Ed ha lanciato una proposta che potrebbe rappresentare una svolta per scongiurare la tragica odissea dei profughi nel Mediterraneo e nei Balcani: un accordo sul modello Schengen fra i principali paesi europei, non necessariamente tutti, ma quanto meno quelli che riconoscono la necessità e l’utilità di regolamentare, normalizzare e garantire la legalità dei flussi migratori.
