Sabbie mobili lungo la rotta della politica italiana per la Libia. Oltre le dune che circondano Tripoli il FeldMaresciallo Khalifa Haftar è pronto a sferrare un nuovo assalto contro la capitale. “Decidetevi: o con me o contro di me” avrebbe detto in sostanza Haftar al Premier Giuseppe Conte, nell’incontro che il Comandante del “Libyan National Army” l’autoproclamato esercito nazionale libico ed il Presidente del Consiglio hanno avuto a Palazzo Chigi.
Haftar ha iniziato da Roma la sua prima visita in Europa da quando il 4 aprile ha scatenato il blitz contro Tripoli. Una iniziativa diplomatica per bilanciare il recente viaggio in Italia, Francia e Bruxelles del Presidente del Governo Libico riconosciuto dall’Onu Fayez Serraj.
“L ‘Italia prosegue nella sua strada di mediazione tra le parti” afferma l’editorialista e analista Michela Mercuri, docente di Storia Contemporanea dei Paesi mediterranei ed esperta di Libia.
- Cambio di alleanze in vista in Libia?
L’Italia guarda da un lato a Tripoli, area in cui ha i suoi interessi energetici e quelli legati al flussi migratori, dall’altro lato le nostre intelligence hanno da tempo un canale aperto con Haftar. Fare valere la nostra posizione nel l’ovest, con l’Ambasciata a Tripoli, e i rapporti con Misurata dove abbiamo un ospedale da campo, potrebbe essere la carta per agganciare di più Haftar e suoi alleati.
- Strategia in atto?
Non seguire pedissequamente gli americani come fatto nel 2011 ma “contrattare ” con gli alleati di Haftar facendo valere questo nostro ” valore aggiunto”, aprendo ai russi e soprattutto agli attori del golfo che sponsorizzano le fazioni sul terreno
- Haftar al posto di Serrraj?
Non credo ci sia un accordo fra Roma e Haftar che preveda la esclusione degli attori dell’ovest. Vista la posizione sul terreno di Haftar è più logico credere che potrebbe, suo malgrado, accettare un accordo che gli salvi la faccia trovando un minimo intesa con i misuratini
- Perché finora il Feldmaresciallo non ha sfondato sul fronte di Tripoli?
Non ha il consenso della popolazione di Tripoli e dei misuratini che si sono dimostrati molto più decisivi di quanto lui stesso potesse immaginare. Forse è stato mal consigliato dai suoi alleati sauditi ed Emirati, che gli avevano garantito una avanzata più “agile”. Da più di un mese è in una fase di stallo. Le vittime aumentano e con esse l’astio dei tripolini. In queste condizioni conquistare Tripoli è assai improbabile.
- Cosa comporta questa guerra civile strisciante?
Questo caos ha portato alla avanzata dei terroristi, Isis compreso . Sono aumentati gli sbarchi dalla Tunisia. Il caos ha reso più fluidi i flussi di jihadisti che potrebbero guardare con interesse ai paesi vicini. In queste condizioni la destabilizzazione di Tripoli è un rischio per Algeria e Tunisia.