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La guerra di Putin rilancia gli arsenali della distruzione

 

La guerra in Ucraina divampa sempre più distruttiva, sospinta dalle minacce all’Europa e agli Usa di Putin, mentre le prospettive di pace aleggiano come fantasmi in attesa di reincarnazione sull’effetto delle visite a Kiev dei quattro principali leaders europei.

Dietro le quinte dei bollettini quotidiani dei massacri e delle devastazioni, ribolle tuttavia l’impressionante mutazione genetica degli equilibri geo politici e strategici internazionali e dell’evoluzione delle strategie belliche.

La guerra di Putin rilancia gli arsenali della distruzione
Putin al Forum di San Pietroburgo

L’inusitata violenza verbale con la quale il presidente russo si è scagliato contro l’occidente, paventando il terremoto dei rapporti fra Mosca, Washington, Londra e Bruxelles, non attenua anzi rafforza la sfida strategica e politica dell’appoggio diretto, militare e geo politico,  assicurato dall’Europa nella capitale dell’Ucraina invasa e devastata dalla Russia di Putin. Un sostegno effettivo insomma e non di cinica partecipazione al funerale del popolo ucraino quello che l’Europa dei Premier inglese e Italiano, Boris Johnson e Mario Draghi, della Francia del Presidente Macron e la Germania del Cancelliere Scholz ha tributato al cospetto del mondo e in particolare del Cremlino con la visita al presidente Volodymyr Zelensky fra le macerie di Kiev e di Irpin.

Dal desolato forum economico di San Pietroburgo, Putin ha risposto ringhiando contro europei e americani, ma di fatto si è chiuso da solo in un recinto: un autocrate allo specchio che accusa il mondo di provocare conflitti mentre sta invadendo un Paese neutrale.

Invettive della serie à la guerre comme à la guerre sulla pelle del popolo russo, senza riferimento alle prospettive di trattative e meno che mai  la citazione di parole come tregua e pace, rivolte più all’interno che all’esterno del paese. Come se  Putin avesse più la necessità di galvanizzare i russi che non di intimorire l’Occidente e soprattutto volesse rassicurare gli alleati.

Particolare questo indirettamente condiviso, sulla base della visione complessiva del teatro di guerra in Ucraina, dal Capo delle Forze armate britanniche, Sir Tony Radakin, secondo il quale  Putin ha già “strategicamente perso la guerra.  Sta finendo i missili hi-tech mentre l’esercito sta subendo gravi perdite con più di 50.000 soldati morti o feriti.”

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L’Ammiraglio Tony Radakin

Una convinzione quella dell’Ammiraglio inglese prudentemente condivisa solo in parte dagli analisti, secondo i quali il Cremlino potrebbe riservare qualche inatteso colpo di coda.

E’ un fatto comunque che tanto l’armata russa quanto le truppe ucraine siano allo stremo. Con la notevole differenza, tuttavia, che mentre le linee di rifornimento russe si sono notevolmente allungate e fortemente indebolite, tanto il Presidente americano Biden, quanto i quattro leader europei che si sono recati a Kiev hanno assicurato che la Nato e gli alleati occidentali continueranno a rifornire all’infinito e sempre con armamenti di volta in volta più sofisticati e efficaci l’Ucraina.

 Un riarmo fiume sull’onda dell’esponenziale mutazione genetica bellica in corso. Il mutamento dei paramenti strategici che hanno fatto constatare l’essenzialità prioritaria dell’artiglieria e dei missili rispetto ai carri armati, ai caccia bombardieri e alle navi da guerra.

La guerra di Putin rilancia gli arsenali della distruzione
Combat robots

Una rivoluzione tecnologica che, sempre sulla falsariga teoretica dell’arte della guerra di Sun Tzu e von Clausewitz, prevede l’imminente o la già collaudata utilizzazione dei  micidiali missili ipersonici “boost glide”; dei super droni, a cominciare dai Mq-1C Gray Eagle Usa, che possono essere armati con missili Hellfire. Droni talmente sofisticati e segreti che il Pentagono probabilmente non fornirà direttamente a Kiev; dei combat robots, come i “lethal autonomous robots” in grado di identificare ed eliminare autonomamente gli obiettivi, già operativi in Korea nella zona smilitarizzata; le armi cibernetiche, come il virus Stuxnet; i cyborg insects; le tecnologie spaziali per azioni anti-satellite; di microcalcolatori e la rete informatica per  “campi di battaglia intelligenti”.La guerra di Putin rilancia gli arsenali della distruzione

Un catalogo ancora non del tutto conosciuto di devastanti potenzialità distruttive, sempre più prossime all’annientamento totale del nucleare, da fare rattrappire le ossa. Perché, come aveva previsto Albert Einstein “la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”La guerra di Putin rilancia gli arsenali della distruzione

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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