Cuore & Batticuore Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Aldo Sarullo
L’annuncio arriva da lontano, più efficace di una insegna luminosa: il fumo. E parte l’esame di coscienza.
Ma che ora é? Quant’era l’ultimo colesterolo? Mi fermo?
Il quinto peccato capitale è la gola e Palermo capitale é. Ecco come e perché la seduzione annunciata dalle budella di agnello alla brace entra in competizione con quella di un’altra poesia:
“Un bel dì, vedremo
Levarsi un fil di fumo
Sull’estremo confin del mare
E poi la nave appare”.
Mestieri diversi quello di Giacomo Puccini e la sua Butterfly e quello di don Paluzzu ‘u stigghiularu, ma entrambi poeti e seduttori.
Il fil di fumo palermitano é l’annuncio di un baracchino con una griglia a carbone. E il suo scenario é sempre uguale: una fila di automobili parcheggiate e in poche di esse una donna pudica e prudente che attende il piattino di plastica con la pietanza bella calda, un gruppo di uomini vicino alla griglia, ma tutti a favore di vento e quindi esenti dal fumo odoroso e incolloso.
Uomini che, ormai a fine giornata, hanno le tute segnate dal lavoro o, per lo più, sono iscritti nella Palermo popolana. Molti di essi sono clandestini gastronomici, cioè non racconteranno a casa di avere già peccato di gola e fingeranno interesse per la cena serale. Altri, più coraggiosi, oggi diremmo patriarcali, ceneranno ugualmente, ma spitittati, con poca voglia.
Infine, un genio. L’ho conosciuto qualche giorno addietro. Attendevo il mio turno, quando si fece avanti un uomo, sorpassò il gruppo in attesa, si introdusse tra il banco di vendita e la griglia e iniziò a rigirarsi come uno spiedo stando vicinissimo alla brace. E il fumo possente che rendeva filigrana umana quell’uomo avvolgendolo senza scampo, indusse lo stigghiularo protettivo a richiamarlo: “Ma accussì vossia… u’ fetu… la puzza“.
Insomma, perché quella scelta autolesionista di ammantarsi di odore plebeo? E il genio: “Manciavu ‘nna me zita (ho cenato dalla mia amante) e ora pozzu diri a me mugghieri ca mi manciavu i stigghiola “. Un genio!
Metafora della palermitanitudine, ineffabile rappresentazione dell’essenza esistenziale della Capitale dell’Isola, storico baricentro culturale e artistico fra Europa, Regno delle due Sicilie e Mediterraneo, la trasfigurazione dell’arte della sopravvivenza coniugale, narrata con raffinata maestria da Aldo Sarullo, cristallizza le due realtà popolari che si sovrappongono a Palermo fin dai tempi dei fenici, dei bizantini degli arabi e dei normanni: l’economia del vicolo e la genialità dialettica. Peculiarità delle quali si fa interprete un’artista poliedrico e vulcanico come Aldo Sarullo: regista, scrittore, editorialista ma, soprattutto, geniale venditore di pensieri, dal titolo di uno dei suoi tanti libri di successo. Il più recente dei quali si intitola non a caso “Latitudine Palermitana”.