Leoluca Orlando sulla Senna o Macron sull’Oreto ? Sugli scenari del dopo amministrative pubblichiamo l’intervista del Giornale di Sicilia all’editorialista della Stampa Marcello Sorgi
Titoli e valutazioni speculari sulle prime pagine per Leoluca Orlando ed Emmanuel Macron. Con una specificità comune e una emblematica differenza. La specifica analogia della prevalenza della società civile rispetto ai partiti e la significativa differenza delle motivazioni dei consensi ottenuti.
Una fiducia che l’esordiente Presidente francese deve dimostrare di aver meritato e la fiducia che il veterano cinque volte sindaco di Palermo ha non solo ampiamente dimostrato di aver meritato, ma ha anche trasformato in formula politica vincente. Quella dell’impegno e della credibilità delle persone, rispetto alle alchimie degli schieramenti.
Una formula che offre una chiave di lettura complessiva dei risultati delle amministrative. “ La netta affermazione di Leoluca Orlando assume una valenza politica nazionale ed avrà notevoli effetti sulle regionali siciliane” afferma Marcello Sorgi, scrittore ed editorialista della Stampa.
- Sul versante dei perdenti?
“Quella dei 5 Stelle è una sconfitta grave. Appena un anno fa entrarono in ballottaggio in 19 delle 20 grandi città in cui si votava e vinsero a Torino e Roma, mentre stavolta invece sono stati esclusi da tutto. In particolare a Palermo e a Genova. E’ un pesante capovolgimento della situazione.”
- Cause?
“Molteplici a cominciare dalla constatazione che il M5S non è ancora in grado di formare una classe dirigente locale, alle faide di potere interne al movimento”
- Vincitori oltre Leoluca Orlando?
“Il centrodestra che rinasce. E’ una rinascita, per dirla alla Salvini, a trazione leghista. Un centrodestra in cui la Lega fa la parte del leone. Mentre Forza Italia ha meno della metà dei voti leghisti. Quindi é un risultato importante che però pone anche una questione di fondo, perché Berlusconi non credo accetterà a cuore leggero un centrodestra a forte impronta leghista.”
- Pd e centrosinistra ?
“Per il Partito Democratico è un risultato controverso, visto che deve assistere alla resurrezione del centrodestra al nord e soprattutto a Genova roccaforte del Pd e della sinistra che ora al ballottaggio rischia di perdere. In mezzo a tante difficoltà il centrosinistra si conferma comunque come la coalizione più forte al centro sud, e lì bisogna guardare non tanto alle grandi città, ma a quelle medio piccole. Per esempio in Campania, cittadine di 70-80 mila abitanti dove il centrosinistra ha vinto al primo turno.”
- Renzi e Grillo come escono da queste elezioni?
“Il segretario del Pd può mettere all’attivo la sconfitta dei 5 Stelle. Dopo lo smacco personale della sconfitta di Genova, il futuro politico di Grillo è invece appeso alle elezioni siciliane. Alle precedenti regionali i 5 Stelle furono i vincitori morali e la traversata a nuoto nello stretto del leader segnò l’inizio dell’epopea grillina. Inoltre la sconfitta dei 5 Stelle a Palermo rischia di innescare un effetto a catena e compromettere le chance di conquista del governo della Regione Siciliana. Una vittoria, quella in Sicilia, che i grillini e non solo considerano l’anticamera di Palazzo Chigi”
- Effetto Orlando ?
“In gran parte si. Leoluca Orlando ha impostato senza ripensamenti la sua linea di sganciamento dai partiti con la parziale cancellazione dei simboli ed ha vinto senza un partito alle spalle. Risultato questo superiore alla aspettative, visto che non si tratta certo di una novità nella politica italiana, ma che fornisce una importante indicazione in vista delle elezioni regionali siciliane. Se gli stessi che hanno sostenuto Orlando, con una coalizione più larga, trovassero un accordo su un candidato credibile anche le elezioni siciliane potrebbero essere decise sulla base della collaudata formula Orlando”.
- Scenari?
“Il quadro politico si presenta caratterizzato dalla supremazia del centrodestra al nord, del centrosinistra al centro-sud e dal forte ridimensionamento del Movimento 5 stelle. Quasi un ritorno al bipolarismo. Non credo si arriverà a votare nella primavera dell’anno prossimo. Mi sembra palese il desiderio del Segretario Pd di andare alle elezioni e giocare la partita grossa. Teniamo presente che adesso il Parlamento sarà impegnato nell’ approvazione di riforme fortemente volute dal centro sinistra ma non condivise in molti punti da centristi e centrodestra: la riforma del processo penale e lo “ius soli“, per la concessione della cittadinanza agli immigrati. E’ chiaro che Renzi non può far dimettere Paolo Gentiloni, ma se il Governo dovesse essere battuto in Parlamento, come per la legge elettorale, allora sarebbe difficile evitare le urne. E a quel punto si voterebbe con il Consultellum, con le opportune modifiche per consentire di applicarlo anche al Senato”