Il terrorismo strutturato non esiste, Hamas o altro sono soltanto sigle di organizzazioni create e manovrate dai servizi segreti di Stati criminali.
Epicentro storico degli opposti e degli odii insanabili, come quelli religiosi e del fondamentalismo,il vulcano della guerra del Medio Oriente sta scatenando una ulteriore tragedia internazionale.
Un conflitto che riesplode, come una sorta di maledizione, ogni qualvolta israeliani e arabi avviano iniziative di pace, come i recenti contatti fra il Governo e quello dell’Arabia Saudita per la normalizzazione delle relazioni con lo Stato di Israele in cambio del ritiro dalla Cisgiordania, da Gerusalemme Est, dalla Striscia di Gaza e dalle alture del Golan.
Tanto fra gli arabi, quanto fra gli israeliani, chi ha trattato la pace ha quasi sempre trovato la morte: dal Presidente egiziano Sadat ucciso dai terroristi islamici dopo aver firmato nel 1978 gli accordi di Camp David col premier israeliano Begin, al Primo Ministro d’Israele Yitzhak Rabin assassinato da un connazionale nel 1995 dopo gli accordi di Oslo che portarono all’istituzione dell’Autorità Nazionale Palestinese ed all’autonomia della Striscia di Gaza.

Clamoroso, in questo caso, l’effetto kamikaze dell’attacco sferrato da Hamas, la fazione dichiaratamente terroristica dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina: oltre a stabilizzare e a rafforzare il traballante governo di Benjamin Netanyahu, le migliaia di missili e le incursioni che hanno provocato distruzioni e stragi fra la popolazione di varie città israeliane, evidenziano che i veri obiettivi del blitz sono il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, promotore dell’avvicinamento e delle trattative con Israele e il rafforzamento nell’intera area medio orientale, in particolare nel Libano, del ruolo e della presenza dell’Iran del feroce regime islamico degli Ayatollah dietro le quinte del fondamentalismo di Hamas e degli Hezbollah libanesi.
Ma se il sabotaggio dell’avvicinamento dell’Arabia Saudita ad Israele é lo snodo centrale, un conflitto che sconvolge l’intera area mediorientale – ritengono gli analisti delle intelligence occidentali – é funzionale soprattutto a sottrarre risorse strategiche e militari al sostegno della controffensiva ucraina che sta mettendo in sempre maggiori difficoltà la Russia di Putin. Nuovi scenari di guerra che vedono l’Iran giocare in proprio e di sponda con Mosca.
