E’ il Governo della Costituzione ritrovata. Raramente la storia lascia cogliere ai contemporanei il senso degli avvenimenti in pieno svolgimento. La straordinaria metamorfosi della politica, sviluppatasi sotto gli occhi degli italiani, evidenzia come dopo una nemesi lunga 75 anni, in soli 10 giorni la Costituzione ha per la prima volta assunto il ruolo di protagonista assoluta della Repubblica. Tanto che, parafrasando la mitica cronaca ciclistica, si può esclamare che c’è un Premier solo al comando sui tornanti del Quirinale, la sua maglia è tricolore, il suo nome è Mario Draghi.
Con una accelerazione paragonabile ad un anno luce la svolta di Draghi e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha avuto un ruolo determinante, ha letteralmente riportato la politica ad una autenticità costituzionale, non solo smarrita ma spesso anche disattesa e che restituisce piena legittimità alle istituzioni.
Lo evidenzia il rigore sostanziale, oltre che formale, col quale si è proceduto alla formazione di una maggioranza pragmatica e di un esecutivo di spiccata competenza per la ricostruzione e la modernizzazione del Paese.
Una ricostruzione vitale per l’Italia, ma messa a rischio dal dissolvimento di una politica che a distanza di poche settimane, a riguardarla con i criteri introdotti da Draghi, sembra quanto meno una mortificante fiera del dilettantismo e di interessi partitici. E’ come se si fosse passati dalla notte della Repubblica all’eclissi della politica fine a se stessa, che non riusciva più ad essere in sintonia col Paese.
Il rilancio istituzionale della Costituzione àncora l’azione del Governo Draghi a principi e ruoli che non lasciano spazi a improprie o, peggio, interessate discrezionalità.
Lo dimostra anche la scelta, paziente ma determinata, dei Ministri. Una scelta sottratta alla spartizione partitica ed esclusivamente riconducibile, sulla base dell’art. 92 della Costituzione, alla responsabilità del Capo dello Stato e del Premier.
Come testimoniano i consensi internazionali, mai così sinceramente favorevoli, il Governo Draghi percepito come un vaccino già collaudato per scongiurare la deriva del debito pubblico, apre una fase davvero storica per l’Italia. In Europa si conclude il ciclo storico politico di Angela Merkel ed inizia quello di Mario Draghi. Dall’asse franco tedesco il baricentro dell’Unione europea, con la Premiership di Draghi, si sposta all’Italia, presidente di turno del G20. Mentre lo scenario internazionale che già si intravede é quello di un Paese protagonista, autorevole e ascoltato interlocutore della nuova amministrazione americana e quanto meno tenuto in maggiore considerazione rispetto al recente passato e apparentemente rispettato dall’arrembaggio della Cina.
Uscita dalla porta la politica rientra sostanzialmente dalla finestra, ma senza detenere più la golden share dell’esecutivo, anche se sarà chiamata a dare in Parlamento un essenziale contributo alla modulazione dei provvedimenti legislativi, in particolare al documento di programmazione economica finanziaria e alla legge di bilancio.
Fra conferme e new entry i Ministri offrono un quadro d’insieme di livello europeo e di esperienza amministrativa. Spicca l’istituzione di tre dicasteri chiave, quelli della Transizione ecologica ( che accorpa Recovery plan, Ambiente e energia) della Transizione digitale e del Turismo assegnati a Roberto Cingolani a Vittorio Colao e a Massimo Garavaglia della Lega, la conferma all’Interno di Luciana La Morgese, di Luigi Di Maio agli Esteri, di Lorenzo Guerini alla Difesa e di Roberto Speranza alla Salute, Dario Franceschini ai Beni culturali trasformati in ministero della Cultura, d’Incà ai Rapporti col Parlamento, poi Daniele Franco all’Economia, Marta Cartabia alla Giustizia, Andrea Orlando al Lavoro, Giancarlo Giorgetti al Mise, Bianchi all’Istruzione.
Oltre a 8 tecnici vi è stata un’attribuzione di 4 ministeri per i 5 Stelle,3 per Lega, Pd e Forza Italia, ed uno a testa Italia Viva e Leu ed ritorno a Palazzo Chigi per il Leghista Giorgetti la renziana Bonetti ed i berlusconiani Renato Brunetta ( Ministro per la pubblica amministrazione), Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini.
Ma la differenza la fa il Premier Mario Draghi, asciutto e riservato anche mentre leggeva l’elenco dei Ministri. Una scena inedita che lascia sperare che sia stato stato appena battezzato un Governo per l’Italia che sogniamo, salva dall’incubo della pandemia.
Mario Draghi lo fa capire chiaramente: l’obiettivo dell’esecutivo salva Italia è essenzialmente quello di portare il Paese fuori dall’emergenza e trasformarlo uno Stato moderno e con una democrazia compiuta.