Un sì dolcialstro. Non un voto a valanga, ma comunque abbastanza netto: 59,3% di sì e un 40,7% di no. I Cinque Stelle entrano ufficialmente nella maggioranza e completano la foto di gruppo del Governo Draghi, ma i flash mettono in evidenza i loro volti tirati e i sorrisi di circostanza.
Nel Movimento il dopo partita è già iniziato e come in tutti i processi alla tappa c’è sempre qualcosa da recriminare con le relative dosi di se e di ma da approfondire. Il disco verde grillino si è però acceso e ha dato avvio all’ultimo assedio notturno della politica prima del Draghi day.
Il 67esimo Governo della Repubblica potrebbe essere comunque già ampiamente delineato con i nomi dei Ministri accanto a quelli dei vari dicasteri.
Un elenco conosciuto esclusivamente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal Presidente del Consiglio ancora per qualche ora incaricato.
A cominciare dal titolare del Ministero della transizione ecologica che accorperà le deleghe dell’ambiente e dello sviluppo economico. Probabilmente per evitare l’impatto dell’istituzione di un nuovo e rilevante dicastero, si potrebbe scegliere l’eventuale possibilità di nominare Enrico Giovannini, questo il nome più ricorrente, Ministro dello sviluppo economico e ad interim dell’ambiente in modo che sia operativo su entrambi i fronti e possa avere tempo e modo di unificare i due dicasteri.
L’epilogo della lunga vigilia ed insieme la vera transizione è quella del difficile parto del Movimento 5Stelle. La faglia che divide i grillini parte dal sud ed è più profonda di quanto non evidenzino i risultati della consultazione on line degli iscritti.
L’impressione che si fa sempre più strada è che possa consumarsi una scissione a sinistra del Movimento, con la formazione di gruppi parlamentari d’opposizione al governo Draghi. Eventualità destinata a mettere ulteriormente in difficoltà tanto il Pd quando Liberi e Uguali ed i gruppi della sinistra che fanno parte della maggioranza. Scissione che potrebbe avviare le cosiddette idi di marzo politiche che entro la fine del mese prossimo si prevede caratterizzeranno i contraccolpi interni del Pd di Forza Italia e della sinistra per le modalità con cui i vertici, hanno affrontato prima la crisi del governo Conte e successivamente la formazione del nuovo esecutivo.
Dibattiti già in movimento. Ha iniziato il Pd con l’analisi politica che il segretario Nicola Zingaretti ha illustrato alla direzione. Un’analisi giustificazionista dell’operato della segreteria rispetto al convulso avvitamento della crisi del Governo Conte e al successivo incarico conferito a Draghi dal Capo dello Stato per superare la grave situazione di stallo determinatasi.
Retroscena e autoanalisi che rimbalzano sui giornali ed i social e che dovrebbero culminare con la convocazione di assemblee e congressi.
Accuse e autocritiche muovono dalla costatazione dell’emarginazione dei partiti. In realtà tuttavia i partiti non sono stati messi tra parentesi da Draghi, ma piuttosto si sono avviati più o meno inconsciamente verso il crinale della loro eutanasia.
L’entrata in scena dell’ex Presidente della Bce ha soltanto certificato quanto la politica si fosse spinta lontano dal paese reale. Quanto fossero astratte e autoreferenziali le maggioranze nonostante l’emergenza sanitaria, che ad un certo punto è stata anzi trasformata in un alibi per ingessare il sistema di potere.
Considerazioni che nelle prossime ore saranno accentuate dalle sorprese che l’elenco dei Ministri del Governo Draghi susciterà nei partiti. Sorprese più o meno gradite, ma che molti sono pronti a scommettere nessuno dei leader della nuova e ampia maggioranza pragmatica si sentirà di contestare o criticare apertamente…
Facebook Comments