Nomine vaticane e toghe contro: Bassetti alla Presidenza CEI

Dopo 55 anni lo spirito del Concilio ecumenico Vaticano II° espugna anche l’inossidabile vertice della Conferenza episcopale italiana. “ I tempi della Chiesa sono biblici…” ironizza, ma non tanto, un Monsignore.
La rivoluzione di Papa Francesco ribalta in un pomeriggio una metodologia politico – ecclesiale ferma, o quasi, al metodo Siri . Prevista e attesa da mesi la nomina alla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana di Gualtiero Bassetti, cambia radicalmente l’impostazione di cinghia di trasmissione dell’influenza politica del Vaticano nelle 226 diocesi italiane fin qui avuta dalla Cei.
Non più catalizzatrice dei poteri forti locali, bensì coordinatrice delle iniziative caritatevoli e assistenziali della Chiesa sul territorio, come confermano le prime parole del nei Presidente dei Vescovi italiani: «Non ho programmi preconfezionati da offrire, perché nella mia vita, con gli scout da giovane prete, sono sempre stato abbastanza improvvisatore. Intendo lavorare con tutti i Presuli, grato per la fiducia che mi hanno assicurato, grato soprattutto al Santo Padre per il coraggio che ha mostrato nell’affidarmi questa responsabilità al crepuscolo della mia vita. È davvero un segno che crede alla capacità dei vecchi di sognare”.»
Chiamati a esprimere una terna di nomi da proporre al Pontefice per la nomina del successore del Cardinal Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, come ironia della sorte lo era anche il Cardinale Giuseppe Siri, i presuli hanno indicato tre bergogliani doc: Bassetti, Giulio Brambilla e Francesco Montenegro.

Il primo è il 75 enne Cardinale Arcivescovo di Perugia al quale, significativamente, il Papa ha recentemente concesso una proroga fino all’età di 80, a dispetto del canone che impone dimissioni a 75 anni.
La nomina è stata ufficializzata alla vigilia della visita a Genova del Papa. Una visita ad elimina, che sancisce cioè l’uscita di scena di Bagnasco, ironizzano in Vaticano giocando sul termine che indica la visita-rapporto quinquennale che i vescovi sono tenuti a effettuare in Vaticano.
A latere della svolta Cei, oltre le mura leonine rimane una latente, ma ben presente, delusione per il Concistoro annunciato dal Papa per la creazione di cinque nuovi Porporati:
- Jean Zerbo, Arcivescovo di Bamako in Malí;
- Juan José Omella, Arcivescovo di Barcellona;
- Anders Arborelius, Vescovo di Stoccolma;
- Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, Vescovo titolare di Acque nuove di Proconsolare e vicario apostolico di Paksé in Laos;
- Gregorio Rosa Chávez, Vescovo titolare di Mulli, ausiliare di San Salvador.
Una cinquina che ha lasciato a berretta asciutta una lunga fila di Arcivescovi italiani da anni in attesa della nomina cardinalizia:
- Cesare Nosiglia Arcivescovo di Torino
- Vincenzo Paglia Presidente della Pontificia Accademia per la vita
- Giovanni Angelo Becciu Sostituto Segreteria di Stato per gli affari generali
- Matteo Maria Zupi Arcivescovo di Bologna
- Corrado Lorefice Arcivescovo di Palermo
Giudici onorari di lotta e di riforma
I cinque mila giudici onorari vengono rassicurati dal Csm e trovano anche la sponda di 85 Procure che denunciano l’esistenza di molti punti critici nel progetto di riforma della al magistratura onoraria.
Dopo la soddisfazione delle quattro associazioni di categoria, Confederazione giudici di pace, Associazione nazionale giudici di pace, Federmot, Unione nazionale giudici di pace che avevano sottolineato come da parte dell’organo di autogoverno della magistratura vi fosse “la condivisione delle nostre preoccupazioni sugli aspetti m che ledono gravemente l’indipendenza del giudice e aggrediscono la funzionalita’ di tutti gli uffici giudiziari di primo grado” sono arrivate anche le raffiche di critiche alla riforma da parte dei vertici dei distretti giudiziari. I giudici onorari sono alla seconda settimana di sciopero. Una protesta che si protrarrà per un mese.

Il j’accuse delle Procure arriva dopo un esame dello schema del decreto legislativo messo a punto dal governo nelle scorse settimane. “Abbiamo individuato numerosi punti critici – spiega Armando Spataro, Procuratore capo a Torino – e anche dei probabili profili di incostituzionalità”.
Nel mirino, fra l’altro, c’é l’ipotesi di utilizzare i vice procuratori onorari per non più di due giornate alla settimana. “E’ una soluzione illogica – dice Spataro – che, per quel che riguarda il nostro ufficio, avrebbe ripercussioni gravissime”.