La riforma della prescrizione esce malconcia dalla Cassazione che in sostanza la rispedisce al mittente.

Se non proprio una bocciatura definitiva poco ci manca perché spiega il Primo Presidente della Corte di Cassazione Giovanni Mammone, provocherebbe “un significativo incremento del carico penale, vicino al 50%, che difficilmente potrebbe essere tempestivamente trattato nonostante l’efficienza delle sezioni penali della Corte di Cassazione, le quali definiscono già attualmente circa 50.000 procedimenti annui”.
Nella relazione inaugurale dell’anno giudiziario il Primo presidente della Suprema Corte ha infatti spiegato testualmente che “a oggi, ovvero nel momento in cui sul dato delle prescrizioni non ha ancora inciso la disciplina della sospensione dopo la sentenza di primo grado, è utile evidenziare quali conseguenze potrebbero derivare da tale innovazione al giudizio di legittimità una volta entrata a regime”.

Per Mammone inoltre ”accanto ad un auspicabile riduzione delle pendenze in grado di appello derivante dall’attesa diminuzione delle impugnazioni meramente dilatorie, si prospetta un incremento del carico di lavoro della Corte di Cassazione di circa 20.000-25.000 processi per anno corrispondente al quantitativo medio dei procedimenti che negli ultimi anni si è estinto per prescrizione in secondo grado”.
Risulta, pertanto, necessario ha evidenziato il Primo Presidente della Cassazione “porre allo studio e attuare le più opportune soluzioni normative, strutturali e organizzative tali da scongiurare la prevedibile crisi che ne deriverebbe al giudizio di legittimità”.

L’allarme sulla prescrizione della Cassazione si è trasformato nel filo conduttore del solenne avvio all’anno giudiziario, celebrato davanti al Presidente della Repubblica Mattarella e al Premier Conte.
Una diagnosi quella del vertice della Cassazione che, oltre a catalizzare il dibattito politico sulla riforma della giustizia, si riverbererà anche nelle successive inaugurazioni dell’anno giudiziario nei 26 distretti giudiziari italiani.
