Un nuovo primo Presidente della Cassazione anticipatore della moderna concezione della Corte di legittimità. Una nomina di garanzia con un elevatissimo spessore giuridico e che evidenzia la svolta in atto nella magistratura.
Prima ancora della solennità dell’unanimità del plenum tenutosi al Quirinale e presieduto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la valenza della nomina, con la sola astensione del consigliere laico leghista Stefano Cavanna, del nuovo primo Presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio, sottolinea le aspettative che l’intero ordine giudiziario, dal Csm ai 26 distretti di Corte d’appello, agli oltre 9 mila magistrati italiani, ripone nei nuovi vertici della Suprema Corte.
Vertici completati dalla nomina, per la prima volta di una donna a Primo Presidente aggiunto della Cassazione, Margherita Cassano.
Aspettative alle quali si riferiscono esplicitamente gli interventi del Capo dello Stato, del Vice Presidente Davide Ermimi, del Procuratore Generale della Cassazione Giovanni Salvi e dei Consiglieri togati Loredana Miccichè, Piercamillo Davigo, Michele Ciambellini, Giovanni Zaccaro e Antonio D’Amato.
Mattarella richiama non soltanto “l’esigenza di rinnovamento” avvertita da tutta la magistratura e che si manifesta con la nomina unanime di Curzio, ma anche le scelte di un Csm che rappresenta – rimarca il Presidente della Repubblica – il “governo autonomo” e non “l’autogoverno” della magistratura, come poco prima aveva già sottolineato il procuratore generale Giovanni Salvi.
Per il vice Presidente del Csm Ermini, Pietro Curzio è un magistrato non soltanto capace di raccogliere oggi la decisiva e difficile sfida della Corte di Cassazione, ma anche un esempio della moderna concezione della Corte di legittimità quale organo posto a tutela non più, soltanto, della legge, ma dei diritti fondamentali delle persone.
Il vice Presidente del Csm rivela poi un significativo particolare inedito riguardante una recente iniziativa del neo Primo Presidente Curzio, che “ qualche tempo fa è sceso nei sotterranei del palazzo della Corte per recuperare le opere di alcuni grandi Patres, che quella Corte avevano dapprima sognato, indi preconizzato, infine teorizzato. Curzio – ha aggiunto Ermini – ha riportato alla luce con le proprie mani ed ha avviato al restauro i trattati del Mattirolo, del Lessona, alcuni scritti di Lodovico Mortara. Con ciò ha restituito all’Istituzione opere fondamentali, che è compito di tutti noi rileggere se vogliamo, davvero avvicinarci a comprendere i problemi della Corte di legittimità.”
Sull’importanza della nomina di Curzio per la svolta della magistratura e il nuovo corso del Csm, si sono soffermati i consiglieri togati. In particolare Loredana Micciché che ha messo in evidenza come Curzio sia da anni punto di riferimento per il “Diritto del lavoro, specchio dei profondi ed intensi mutamenti sociali che si snodano dalla rivoluzione industriale fino a questi ultimi, critici anni. Di questi mutamenti, recepiti dal legislatore in modo sempre più vorticoso e mutevole, il Presidente Curzio si è fatto autorevole interprete, indicando la strada ai giudici di merito con quella profondità dell’esegesi delle fonti e quella conseguente chiarezza interpretativa che costituiscono l’essenza della nomofilachia” cioè il compito di garantire l’osservanza della legge, la sua interpretazione uniforme e l’unità del diritto in uno Stato.