Inutile girarci attorno, l’annullamento da parte del Tar del Lazio della nomina di Michele Prestipino al vertice della Procura di Roma rappresenta un altro colpo di maglio alla credibilità del Csm e della magistratura.

Al di là delle soluzioni possibili, cioè il ricorso al Consiglio di Stato e intanto l’eventuale riconferma da parte del Csm con una più ampia motivazione della nomina di Prestipino, resta il grave vulnus che comporta una bocciatura cosi emblematica.
Le sentenze firmate dal presidente della prima sezione del Tar del Lazio Antonino Savo Amodio, dall’estensore Ivo Correale e dalla consigliera Roberta Ravasio, che accolgono i ricorsi presentati dal Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dal Procuratore generale di Firenze Marcello Viola, riprecipitano la Procura di Roma nei retroscena delle nomine effettuate dal Consiglio superiore della Magistratura e nel marasma del caso Palamara.
Il mancato accoglimento dell’analogo ricorso presentato dal Procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, evidenzia ulteriormente le motivazioni con le quali il Tar ha accolto le tesi degli avvocati di Marcello Viola, Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, e dell’avvocato Salvatore Pensabene Lionti che assiste Francesco Lo Voi.
I legali del Procuratore generale di Firenze hanno sostenuto l’illegittimità della revoca dell’originaria proposta di conferimento dell’incarico di Procuratore di Roma a Viola, avanzata dalla Commissione per il gli incarichi direttivi del Csm.
Mentre il ricorso del Procuratore di Palermo asserisce la carenza dei titoli di Prestipino che, in base al Testo unico della dirigenza giudiziaria, non avrebbe avuto i requisiti per la nomina poiché non aveva mai diretto una Direzione Distrettuale antimafia e non era mai stato a capo di una Procura.
Elementi evidenti al Consiglio Superiore della Magistratura che nonostante una accesa opposizione interna il 4 marzo 2020 ha ugualmente proceduto alla nomina scegliendo un magistrato di altissime qualità professionali come Michele Prestipino, a discapito tuttavia di altri due magistrati con altrettanti indiscutibili qualità professionali, e attesta il Tar maggiori titoli, come Lo Voi e Viola.
Probabilmente, per trovare una via d’uscita che non mortifichi nessuno dei candidati, ma non leda i legittimi criteri di nomina, si potrebbe dare seguito agli alti richiami espressi nella relazione dell’apertura dell’anno giudiziario dal Primo presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio:
