L’ansia di Putin si decide fra le anse del Dnepr, il grande fiume identitario della storia dell’Ucraina. Un’insicurezza quella del Presidente russo che trasuda dall’affermazione chiave “la data entro la quale l’operazione speciale potrebbe concludersi dipende dall’intensità dei combattimenti” scandita nel contesto dell’anniversario del primo volo nello spazio di Yuri Gagarin, accanto all’unico alleato che almeno a parole lo spalleggia, il padre padrone della Bielorussia Alexander Lukashenko.
Un vertice spaziale dietro il quale si cela la nuova pressante richiesta del Cremlino a Minsk di partecipare direttamente all’invasione dell’Ucraina e di creare un fronte nord davanti a Kiev per accerchiare e dividere la resistenza ucraina impegnata sul fronte del Dombass.
Il controllo del Dnepr rappresenta l’obiettivo strategico della nuova offensiva russa che sta impegnando ben 90 divisioni formate da nuove reclute e dai richiamati in servizio fra i congedati degli ultimi 10 anni. Una mobilitazione.
A meno dell’inatteso colpo di scena che rappresenterebbe l’entrata in guerra della Bielorussia, che al momento viene escluso, secondo gli analisti militari le brigate ucraine schierate al sud potrebbero fermare l’avanzata di Mosca.

Pur senza copertura aerea e con un notevole deficit di carri armati, blindati e artiglieria, i reparti di Kiev dispongono infatti del sofisticato arsenale che quotidianamente viene sbarcato dal ponte aereo istituito da Stati Uniti, Gran Bretagna dai vari paesi europei.
Una media di 10 voli al giorno che riforniscono le truppe ucraine di droni Reaper, Predator e soprattutto Switchblade, che possono essere armati con esplosivi e lanciati contro obiettivi, missili antiaerei Stinger e missili anticarro Javelin, missili antinave, veicoli blindati ed elicotteri Mi-17 di fabbricazione russa e inoltre tute protettive per la salvaguardia da attacchi chimici, biologici o nucleari.
Se l’offensiva russa dovesse infrangersi anche al sud, per Putin la situazione diventerà insostenibile.
Il timore che tutti paventano é che presumibilmente a questo punto il Cremlino ordini l’uso su larga scala delle armi chimiche per piegare la resistenza ucraina. Una svolta dirompente che rischierebbe di far deflagrare internazionalmente un conflitto fino adesso circoscritto all’Ucraina.
Un’incubo destinato a protrarsi fra la doppia Pasqua, quella cattolica e l’ortodossa, e la prima settimana di maggio.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1