Odio e fiele, accuse e disprezzo contro gli Stati Uniti e l’Europa. Vladimir Putin usa termini e concetti di inusitata violenza verbale per rovesciare una valanga di malanimo e di astio contro Washington Bruxelles.
“L’era del mondo unipolare é finita” e questo cambiamento “é parte della storia” e “non é reversibile. I cambiamenti in atto nell’economia e nella politica internazionale sono tettonici e rivoluzionari”.
Come dire sto provocando un terremoto internazionale che sovverte gli equilibri mondiali, sembra volere affermare in sostanza il Presidente russo che ha solo sfiorato, con le consuete definizioni autogiustificatorie l’invasione dell’Ucraina, definita “un’operazione speciale che rappresenta la decisione di uno Stato sovrano basata sul diritto di garantire la sua sicurezza e la costruzione e il rafforzamento di una potenza forte e sovrana: la Russia”.
Iniziato con oltre un’ora di ritardo per un non meglio specificato attacco hacker che avrebbe sabotato gli impianti tecnici e informatici della sede del forum economico politico promosso dal Cremlino a San Pietroburgo, il discorso di Putin ha evidenziato l’aggressività monotematica contro l’occidente. Un’ aggressività che, secondo psicologi e analisti, tradirebbe la frustrazione e la rabbia per l’efficace difesa ad oltranza degli ucraini e per la mobilitazione europea e americana a difesa di Kiev. Evidenti i tentativi di dividere Usa ed Europa:” L’Ue – ha affermato Putin – ha perso la sovranità politica. Le sanzioni occidentali sono state attuate sulla falsa tesi che l’economia della federazione russa non sia sovrana”. Ma “la Russia non seguirà mai la strada dell’autarchia, nonostante i sogni dell’Occidente e le sanzioni si ritorceranno contro chi le ha imposte”. L’attuale situazione in Europa per il capo del Cremlino “porterà a un’ondata di populismo e radicalismo e a un cambiamento delle élite al potere.”
