Cuore & Batticuore
Rubrica settimanale di posta Storie di vita e vicende vissute
by Adriana Piancastelli
Questa orribile, squallida, sporca, maledetta storia estiva di una Palermo spavalda, violenta e arrogante, trapelata sui social prima ancora che dalla stampa di informazione, lascia attoniti e arrabbiati, prima ancora che indignati.
È una storia di ignoranza qualunque, di cui parlare con attenzione per evitare qualsiasi forma indiretta di messaggi perfino subliminali: è una storia infima e banale.
Sette esseri con sembianze umane di sesso maschile in una notte di una estate palermitana decidono di “far passare il capriccio “ – per usare gli orribili termini ex post, recitati sui social, ad una ragazza dopo averla imbottita di alcol e canne.
Certamente lei ha chiesto aiuto, si è sentita male, ha chiesto un’ambulanza e ha ottenuto solo violenza, continua, sporca, reiterata.
Pare che gli esseri con sembianze umane abbiano negato qualsiasi aiuto nel timore di eventuali coinvolgimenti istituzionali, forti di un’arroganza idiota che ha ispirato fantasticherie di fughe in America, in Venezuela o in Thailandia.
Il timore, misto ad un certo compiacimento di livello subnormale, è stato quello di finire protagonisti di un telegiornale.
Il più immaginifico dei sette ha paragonato le scene della violenza puntualmente filmate, dato che senza immagini non c’è esistenza, alle sequenze di un film porno, provando la sensazione di sentirsi “… come cento cani su una gatta….” E ovviamente assolvendosi in fretta perché “…la carne è carne…”.
Auguri sentiti a questi soggetti che i loro brandelli di carne, per tutta la vita, possano avere unicamente funzioni escretorie condannati dal trauma della memoria di quello che hanno fatto, così da non potere godere neppure del brivido del piacere di un amore.
Non è umano quello che è stato commesso, ma non appartiene neppure alla specie animale in cui persino il leone – che notoriamente non manifesta indole pacifica – desiste dall’accoppiamento non gradito alla leonessa.
Non è umano il rifiutare l’aiuto dopo aver fatto del male fisico ad una persona inerme.
Non è umano voler dividere una donna in sette sfoghi ( rapporti sarebbe troppo) di eccessi di spermatozoi derivanti da frustrazioni palesi e manifeste. Non è umano il piacere sottile del riprodurre e mandare la scena sui media consacrando una generazione alla idiozia più totale.
A costoro non deve essere concesso alcun oblio: la condanna sarà ricordare e rivivere ogni momento la vergogna del sesso unito al dolore e alla violenza. Auguri alla ragazza che possa ancora innamorarsi e dare alla luce generazioni migliori di quelle che hanno infangato un’estate calda in una inutile notte palermitana senza ragione, senza passione e senza pietà.
All’agghiacciante sensazione di essere assediati da generazioni di violentatori animaleschi e disperatamente ignoranti, che provoca la terribile vicenda della 19enne stuprata a Palermo, si aggiunge l’altrettanto terribile constatazione di come e quanto le violenze di genere siano in gran parte delle tragedie ancora sommerse. L’Istat denuncia infatti che è ancora molto elevata la quota di donne che non parlano con nessuno delle violenze subite (il 28,1% nel caso di violenze da partner, il 25,5% per quelle da non partner), e i dati evidenziano che le denunce riguardano solo il 12,2% delle violenza da partner e il 6% di quelle da non partner). Ancora poche sono, purtroppo, anche le donne che si rivolgono ad un centro antiviolenza o in generale a servizi specializzati (rispettivamente il 3,7% nel caso di violenza nella coppia e l’1% per quelle al di fuori). Dati allarmanti perché questi interventi sarebbero davvero decisivi per aiutare la donna ad uscire dalla violenza. La sensibilizzazione culturale e sociale sono essenziali per trasmettere il messaggio che parlare delle violenze subite ed entrare in contatto con le istituzioni e i servizi dedicati costituiscono una fondamentale fonte di aiuto e spesso di salvezza. Tant’é vero che le donne che non denunciano abusi, quasi sempre tornano con i partner violenti proprio perché non hanno cercato aiuto all’esterno all’ambiente familiare. E si consegnano fatalmente ai loro carnefici.