by Enrico Sanseverino*
Come scongiurare lo tsunami che incombe sulla Giustizia ? Fermo restando l’inconciliabilità del processo penale con udienze da remoto e l’impossibilità di sostituirlo solo con atti scritti, così come correttamente affermato dal Consigliere del Csm Paola Braggion, bisogna intervenire al più presto per arginare il collasso del comparto giustizia già a partire dalla prossima scadenza dell’11 Maggio. 
Considerate le resistenze di parte della politica, e di una componente minoritaria della Magistratura, all’emanazione di un provvedimento di amnistia o di una seria depenalizzazione, è indispensabile evitare che il virus della “malagiustizia” segni la fine del processo penale.
Si dovrà intervenire immediatamente e responsabilmente e concentrare l’attenzione della Magistratura su quei processi che, per il loro allarme sociale o per la loro ricaduta sul sistema economico, meritano una sollecita definizione prevedendo una “fine naturale” per tutti quei processi destinati nel giro di poco tempo alla prescrizione o che rivestano uno scarso interesse sociale. 
Per far questo occorre che la Magistratura, per prima, rifugga dalla logica dello “statistico sentenzificio” al fine di garantirsi inutili medagliette di efficienza.
Occorre, da subito, intervenire legislativamente su taluni istituti processuali, art.131 bis C.P. – particolare tenuità del fatto, prevedendo che in presenza di particolari condizioni/presupposti sia già la Procura della Repubblica a dovere avanzare richiesta di archiviazione; art.599 bis C.p.p. (reintrodotto nel nostro Codice di rito) demandando solo al Collegio giudicante la valutazione circa la rinunzia ai motivi di impugnazione principali e la conseguente nuova misura della pena da applicare, eliminando un orpello incongruo del preventivo consenso della Procura Generale e la farraginosità della procedura per presentazione della richiesta e del relativo consenso.
Sono solo una minima parte di previsioni di riforma, sicuramente di forte impatto, ma indirizzate ad evitare, nel medio e nel lungo termine, insieme ad altre che potrebbero essere individuate, il collasso della Giustizia che in questi due mesi si è soltanto limitata al mero rinvio di migliaia di processi che inevitabilmente, alla ripresa delle attività, con l’accavallarsi dei vecchi ruoli di udienza con quelli nuovi, porterà a quell’inevitabile collasso.
Anche l’Avvocatura, credo (e so di essere una voce fuori dal coro e che questo mio pensiero incontrerà aspre critiche) debba rassegnarsi alla responsabile modifica di un “principio” che, altrimenti, diventerebbe (se già non lo sia) una “ fictio”, e cioè quello della obbligatorietà dell’azione penale.
In ultimo, verificando sul campo il grave disagio del personale amministrativo, occorrerà, in termini di immediatezza, il ricorso sistematico all’uso della tecnologia (penso al deposito delle impugnazioni, di istanze, di nomine, di richieste di riesame, di rilascio di sentenze, etc….) che contribuisca a semplificare l’attività del Giudice, dell’Avvocato e dello stesso Personale amministrativo.
