Ben oltre le trincee di Backmunt ed il fronte di Zaporizhzhia, la guerra in Ucraina sta assumendo dimensioni sempre più globali.
Rivelatrici di possibili strategie nucleari segrete da parte di Putin, le parole del presidente bielorusso Lukashenko, rilanciate dalle agenzie russe, (“Se non si raggiunge una tregua e l’Ucraina contrattacca, la Russia userà armi spaventose”), vengono continuamente incrociate dalle intelligence occidentali con i rilevamenti satellitari e tutti i dati delle fonti humint, sigint e techint.

Alla ricerca di un nesso, fra le ipotesi esaminate, la più allarmante riguarda la necessità per Mosca di trasferire quanto più vicino al confine con l’Ucraina degli ordigni nucleari tattici. Fra gli obiettivi di una loro eventuale utilizzazione, secondo quella che é al momento una ipotesi analitica preventiva, potrebbe rientrare anche Kiev. Tappa di continue visite di leader internazionali, la capitale é abbastanza distante dal territorio russo e dalle truppe d’invasione impegnate nel Donbass per scongiurare nell’immediatezza il fallout, la ricaduta radioattiva di una esplosione atomica di dimensioni ridotte.

Ipotesi di per sé terrificante e che non considera l’effetto dei venti per la dispersione nell’atmosfera, e quindi a grandi distanze, dei micidiali effetti delle radiazioni nucleari. Inutilmente il Direttore Generale dell’Aiea, l’Agenzia per l’energia atomica delle Nazioni Unite, Rafael Grossi, chiede da mesi di elaborare un accordo di cessate il fuoco “locale” per la specifica area della maxi centrale atomica di Zaporizhzhia.

Anche l’insolita ammissione del Presidente russo della crisi economica provocata dalle sanzioni occidentali, viene letta come la precostituzione di un’alibi per tentare di spacciare come legittima difesa il ricorso ad un’atomica tattica.
Che a Mosca stiano venendo al pettine molti nodi é evidenziato, secondo l’ultimo aggiornamento dell’intelligence del Ministero della Difesa britannico, dalla nuova campagna di reclutamento militare per arruolare quattrocentomila soldati. A Londra prevedono che l’impatto sociale dell’ingaggio di altre truppe da inviare a combattere in Ucraina possa ulteriormente incrinare l’instabilità del regime.

Con l’arresto del corrispondente del Wall Street Journal Evan Gershkovich, il Cremlino invia un messaggio molto netto alla comunità internazionale, e agli Stati Uniti in particolare: la Russia non è compatibile col giornalismo e i corrispondenti stranieri rischiano di trasformarsi tutti in ostaggi.
Il conflitto in Ucraina sta intanto sviluppando molteplici nuove tecnologie, a cominciare dai droni e dai sofisticati sistemi di guerra elettronica. Kiev ha in particolare completato una grande ristrutturazione delle forze armate, istituendo 60 nuovi squadroni di droni d’attacco, almeno uno in ogni brigata, con personale e comandi separati. La dottrina militare ucraina è stata aggiornata con linee guida top secret sull’uso dei droni.
La Russia ha perso almeno sei radar controbatteria, in grado cioè di localizzare lanci di missili e colpi di artiglieria nemici, e – afferma il ministero della Difesa britannico – farà fatica a rigenerarli a causa delle sanzioni .
La neutralizzazione dei radar di controbatteria é una caratteristica costante del conflitto. Perché, consentendo di localizzare e colpire le postazioni nemiche, sono in grado di moltiplicare le forze.
Ma i russi non stanno a guardare ed avrebbero fatto notevoli progressi nell’ambito della difesa elettromagnetica, riuscendo a disturbare le frequenze ed alterare il gps.
Fra Mosca e Kiev é in corso una escalation produttiva per la costruzione dei droni. Determinanti sono soprattutto i motori a benzina che al contrario dei motori elettrici sono essenziali per i droni d’attacco su grandi distanze. I generali russi sono preoccupati per la capacità delle forze ucraine di attaccare le loro retrovie. Le tecnologie in rapida evoluzione della produzione di droni sono il motivo per cui molti scommettono su una svolta della guerra.
Vladimir Putin ha varato con grande enfasi propagandistica una nuova strategia di politica estera russa volta a ridurre il “dominio” occidentale e identificare Cina e India come partner chiave per il futuro.
Un futuro tutt’altro che roseo. Sulla carta la Russia ha cinque alleati militari nel Collective Security Treaty Organisation, l’ Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto): Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. Tutti vincolati ad intervenire a sostegno l’uno dell’altro. Eppure nessun membro della Csto ha sostenuto la guerra della Russia in Ucraina con le truppe, anche se la Bielorussia si è lasciata usare come base militare. Oltre a Minsk, solo l’Iran e la Corea del Nord hanno inviato armi alla Russia.

Più complesso il rapporto della Turchia con la Russia. Ankara fa parte della Nato e trae vantaggio dallo scontro fra Putin e l’Occidente.
Erdogan fa l’amico del Presidente russo, ma ha venduto droni all’Ucraina e si ritiene che abbia inviato a Kiev anche artiglieria di precisione e razzi.
Amica di tutti e di nessuno, la Turchia ha tamponato la devastante crisi economica e finanziaria aggravata dalla pandemia con il gas e il petrolio forniti dalla Russia, ma tutti ritengono sarà la prima ad abbandonarla in caso di sconfitta.
