Da Madrid a Mosca passando per Kiev i quasi cinquemila chilometri di distanza raddoppiano o si annullano se nel cielo sopra il Cremlino si scorgono orizzonti di guerra o di pace.
Dalla capitale spagnola l’occidente lancia un ennesimo segnale a Vladimir Putin: “lasci in pace l’Ucraina, ne rispetti la sovranità, l’integrità territoriale e la libertà di scegliere riguardo al proprio futuro. Finché non accadrà questo, saremo tutti uniti al fianco di Kiev nella sua lotta per la libertà” ha affermato il Premier Pedro Sanchez aprendo la 68esima sessione annuale dell’Assemblea parlamentare dell’Alleanza Atlantica.
“Le sconfitte non hanno cambiato la convinzione di Mosca di poter invadere l’Ucraina”, ha ribadito il Segretario Generale della Nato Jens Stoltemberg, per il quale tuttavia “sarebbe un grande errore sottovalutare le capacità militari della Russia. Dobbiamo essere preparati a sostenere l’Ucraina per il lungo periodo. Sì, ci sono conseguenze, i prezzi delle bollette crescono. Ma il prezzo che paghiamo è in denaro, per gli ucraini è in sangue. “
A dieci mesi dall’inizio dell’invasione, l’armata russa è in ritirata ed a corto di truppe e armamenti ma i comandi militari, invece di contrastare la controffensiva delle truppe di Kiev, si ostinano a bombardare con centinaia di missili e droni le città, la popolazione civile e le infrastrutture dell’Ucraina. Da Mosca arrivano tuttavia segnali contraddittori, che fanno intravedere come al Cremlino sia in atto un braccio di guerra fra falchi e trattativisti.
“È evidente che come in ogni conflitto, si è formato alla destra di Putin un raggruppamento di falchi” evidenzia Arduino Paniccia, Docente di studi Strategici e Presidente della Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia.
A chi fanno capo i falchi e le colombe?
Il leader dei falchi è Medvedev, che non vuole mollare e ritiene che sia necessario qualsiasi sistema per vincere, compresi l’uso dell’ “incidente” nucleare a Zaporizha o addirittura l’uso dell’ ordigno nucleare tattico. Putin ha usato la minaccia della bomba atomica come deterrenza, ma una quota dell’odierno apparato di potere russo non esiterebbe a fare questa scelta pur di schiacciare gli ucraini.
E le colombe?
Vicino a Putin e all’amico Erdogan, continua a lavorare il partito del cessate il fuoco, come evidenzia la proroga dei corridoi alimentari e le consequenziali trattative estemporanee
E il Ministro degli Esteri Lavrov?
E’ defilato, probabilmente media fra trattativisti e fanatici.
Quanto costa a Putin il sostegno di Erdogan?
Abbastanza. Oltre alle forniture privilegiate di gas, Erdogan ha carta bianca per bombardare e invadere il territorio curdo. Sulla pelle dei curdi si salda anche l’alleanza fra Putin e gli ayatollah iraniani, che sostengono che i curdi sobillino le rivolte contro il regime di Teheran.
Fra Mosca e Teheran c’è anche un’alleanza anti Stati Uniti e anti occidente, sostanziata dalle forniture di armi alla Russia…
L’Iran è l’unico paese che ufficialmente rompe le sanzioni e sostiene apertamente Putin con invio di missili e droni.
Ma quanto può reggere l’armata russa di fronte alla controffensiva Ucraina supportata da Nato, Stati Uniti, Gran Bretagna ed Europa?
Il ritiro delle truppe russe al di là del Dniepro, prima dell’ arrivo del generale inverno ha il sapore di una trattativa sotto traccia che naturalmente in qualche modo scavalca – da parte Usa – interessi e aspettative ucraine, ribaditi con decisione e durezza da Zelensky.
Con quali prospettive?
E’ la linea cinica, ma molto real-politik alla Kissinger che continua ad essere uno degli ispiratori della svolta, che sembra essersi rafforzata ancor più dopo gli incontri di Bali nel corso dei quali più volte si sono incontrate le delegazioni cinesi e americane in contemporanea con Xi Jinping e Biden.
La Cina determinante sull’Ucraina?
I cinesi hanno ben capito che sull’orlo come sono di una crisi economica post pandemica e inflazionistica, gli interessi convergenti fra le due potenze sono più forti soprattutto economicamente. Nonostante i proclami congressuali, Taiwan per il momento può attendere, ma il massacro in Ucraina e la crisi economica in Europa vanno fermati.
Quali i termini di una possibile trattativa che intanto ponga fine all’invasione dell’Ucraina?
Putin nella trattativa che ufficialmente non lo espone sta iniziando a scorgere una delle poche vie di uscita che non sia uno spaventoso e quasi certo allargamento del conflitto ai molti paesi confinanti o addirittura il conflitto globale. L’alternativa al cessate il fuoco e alle trattative potrebbe essere la sua uscita di scena.