Sa d’orgoglio e di rivincita, la sudata seconda Coppa Davis conquistata dall’Italia letteralmente trascinata verso la vittoria da un travolgente Jannik Sinner.
L’orgoglio é quello di un Paese primatista mondiale assoluto nella cultura e nell’arte e vincente nello sport, più volte campione del mondo e d’Europa nel calcio, protagonista nell’atletica alle Olimpiadi nella Formula Uno con la Ferrari, nel motociclismo con Bagnaia, nello sci e nel ciclismo.
Un sogno d’Italia che fa brillare le qualità più belle, facendo dimenticare le pecche economiche e infrastrutturali di un popolo che si sta rimboccando le maniche, senza crogiolarsi più nella beffarda autodefinizione di santi, poeti e navigatori.
La rivincita, sottolineata dalla commozione di Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti, Antonio Zucarelli e Nicola Pietrangeli, leggendari vincitori della Coppa Davis del 1976, é quella sulla sfortuna dell’amara sconfitta subita proprio dall’Australia, a Sidney, nel 1977, in particolare nel match fra Panatta e John Alexander.
A differenza del primo storico ciclo di vittorie in Coppa Davis, la grandissima affermazione degli azzurri, sospinti dal super campione Sinner, é infatti proiettata a difendere e riconquistare il trofeo della massima competizione mondiale a squadre delle nazionali di tennis.
Una prospettiva concreta, che già si scorge tutte le volte che si rimane incantati da Jannik: perché Sinner non gioca a tennis, ma E’ il tennis.