Battaglia sull’aborto fra lo Stato del Kentucky e la giustizia federale Usa. Una battaglia che si svolge alla vigilia dell’annuale Marcia per la Vita a Washington per protestare contro la storica sentenza della Corte Suprema del 1973 che legalizzò l’aborto in tutti gli Stati Uniti.
Un giudice federale venerdì ha bloccato temporaneamente la nuova legge emanata dallo Stato del Kentucky che proibisce l’aborto dopo che è stato rilevato un battito cardiaco fetale. Cioè circa sei settimane dopo la gravidanza, prima che molte donne sappiano di essere incinte.
Il provvedimento legislativo, firmato venerdi 15 marzo dal Governatore repubblicano dello Stato, Matt Bevin, è entrato immediatamente in vigore ed é ritenuta una delle leggi anti-aborto più severe del paese.
Ma lo stesso giorno, il giudice David J. Hale del Western District del Kentucky, ha rilevato che la legge era potenzialmente incostituzionale e ne ha sospeso l’applicazione per almeno 14 giorni per “prevenire un danno irreparabile” e fino a quando non si sia svolta l’udienza fissata per esaminare ponderatamente il caso.
La legge approvata dalla nuova maggioranza repubblicana dello stato del Kentucky che vieta l’aborto dopo la 20ª settimana di gravidanza è finalizzata, sottolineano i conservatori, ad arginare l’elevato numero di aborti praticato nel Kentucky.
Denominata “Pain-Capable Unborn Child Protection Act “ cioè “Convenzione sulla protezione del bambino” la legge è basata sulla considerazione che certamente a poche settimane dal concepimento il feto avvertirebbe dolore durante l’aborto.
Il Kentucky è il 16° Stato USA a porre dei limiti sostanziali all’aborto. E diversi altri Stati stanno prendendo in considerazione misure simili in previsione di una Corte Suprema conservatrice che possa decidere in merito alla questione rivedendo la storica sentenza Roe vs. Wade del 1973 che liberalizzò l’interruzione di gravidanza.