Nella testa degli elettori
Gusti e disgusti, acquisti e internet. Scoprire cosa piace ai milioni di cittadini che andranno a votare, oppure cosa detestano, musica, spettacoli, film, letture, cibi preferiti. Miliardi di miliardi di dati che elaborati forniscono al candidato le parole giuste, le mosse vincenti, per affascinare e conquistare gli elettori.
Come? Prendete le elezioni presidenziali Usa e miscelatele con una puntata di Black Mirror, la serie televisiva di fantascienza che esplora un futuro prossimo, tecnologico e inquietante, nel quale le invenzioni più innovative si scontrano con i più oscuri istinti umani. Il risultato è la conferenza tenuta da Alexander Nix allo Iab Forum di Milano. Nix è l‘uomo dei dati , l’arma segreta, di Donald Trump, il cervello che ha scolpito il suo programma e convinto milioni di americani a votarlo.
Perché, ascoltando Nix, si ha una conferma: la strada di Trump verso la Casa Bianca non è stata lastricata di sparate casuali. ma di miliardi su miliardi di dati. Imput riguardanti la vita e le scelte quotidiane dei cittadini americani.
La storia dell’analista, amministratore delegato di Cambridge Analytica, è costruita sulla persuasione. Non solo su quella degli elettori. Ha dovuto, prima di tutto, convincere Trump e il suo staff. Nix è infatti, caso più unico che raro, un inglese capace di imporsi nell’iper-competitivo mondo della consulenza politica americana. L’attuale presidente aveva bollato come sopravvalutato l’impatto di dati e analisi. Si sarà ricreduto, visti i risultati. Nix, invece, gioca a carte scoperte. Sale sul palco ed esordisce così: “Avere la giusta tecnologia e i giusti dati fa la differenza in una campagna elettorale”. Inizialmente Trump aveva sottovalutato i dati. Ha rischiato di toppare alla grande. Poi si è ricreduto e i dati lo hanno fatto vincere.
Quando è stato ingaggiato, ha raccontato Nix , lo staff era estremamente ridotto e il budget non prevedeva investimenti in tecnologia e analisi dei dati. Con il suo arrivo le cose sono cambiate in fretta. Il punto di partenza è stato l’enorme bacino di Cambridge Analytica che soltanto negli Stati Uniti ha fino a 5 mila punti di raccolta. Cioè avamposti che, tra rilievi diretti o di aziende e organizzazioni, sono in grado di pescare informazioni su milioni di cittadini.
La raccolta è seguita dall’analisi. Che con l’intelligenza artificiale diventa anche possibilità di predire il futuro. O, meglio, di capire che cosa vogliono gli elettori. Cosa si aspettano da chi votano. Per Nix non c’è una grande differenza fra acquisti e voti. Cambia solo il tema: dalla scelta dello smartphone a quella della croce da mettere sulla scheda. Il processo, però, è simile: si masticano dati per capire come convincere le persone.
Per farlo non basta conoscere genere, età, etnia. E’ essenziale spezzettare l’elettorato anche in base a target specifici, per esempio: apertamente pro-Trump, repubblicani diffidenti, indecisi, a secondo della personalità dei cittadini: “Ci sono persone – ha spiegato Nix – per le quali è più efficace una comunicazione più razionale e altre per le quale conta di più l’impatto emotivo”.
In una delle mappe tracciate da Nix, gli Stati Uniti si sono trasformati in milioni di puntini. Ogni puntino un abitante. Ogni abitante un clic e una lista di caratteristiche. Ne sono venuti fuori messaggi elettorali su misura, non solo per stile ma anche per contenuto. Risultato: sul web, durante la campagna, i prodotti dello staff “sono stati visti 1,4 miliardi di volte in sei mesi”.
Analisi e intelligenza artificiale non hanno la certezza di sapere cosa succederà. Ma vedono prima quello che potrebbe accadere. Così è stato durante le presidenziali. Mentre buona parte dei media bollavano come impossibile la rimonta di Trump, il candidato repubblicano recuperava in Stati di tradizione democratica, come il Wisconsin. “I dati raccolti – spiega Nix – ci dicevano che in Wisconsin si poteva vincere”. E così la campagna ha spinto a fondo in alcune aree dello Stato. Risultato: Trump ha ottenuto il 47,9% dei voti e Hillary Clinton il 46,9%.
Nix non ha solo gestito le informazioni per costruire una campagna elettorale. Basandosi sui big data, ha fatto dire a Trump quello che parte degli americani volevano sentirsi dire, come volevano sentirselo dire. “Oggi – ha concluso Nix – è l’audience che guida la comunicazione”.
C’è ancora posto per gli idealisti? The answer, my friend, is blowin’ in the wind….La risposta foffia nel vento….. canta Bob Dylan.
Fonte: Agenzia Italia