Debito pubblico, ma non solo. L’Italia è ormai tenuta ai margini non soltanto dall’Unione Europea, ma per ragioni diverse ed opposte anche da Washington, Nato, Berlino, Pechino, Parigi, Mosca e perfino dalla Libia. Questo il quadro schematico dell’auto isolamento internazionale del nostro Paese.
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Conti pubblici
Anche se in articulo mortis da parte della Commissione Europea uscente, la lettera di Bruxelles è un aut-aut che incombe nel momento di maggiore debolezza politica internazionale dell’Italia e con un Governo in balia del vortice del dopo europee. L’Europa valuta che l’Italia non ha fatto sufficienti progressi per rispettare la regola del debito nel 2018 e, per la prima volta dalla formazione dell’Unione, è pronta ad aprire una procedura di infrazione per debito eccessivo contro il nostro Paese. Procedura che comporterebbe il commissariamento dei conti pubblici italiani per i prossimi anni, che dovrebbero essere sottoposti come avvenne per la Grecia ad un rigoroso piano di rientro. Per poter evitare la procedura, il Governo può solo seguire alla lettera le raccomandazioni che la Commissione pubblicherà la prossima settimana, nelle quali sarà molto probabilmente contenuta la richiesta di effettuare una manovra correttiva da 3,5 miliardi entro la fine di luglio e di aumentare l’Iva nella prossima Legge di bilancio, per rispettare gli obiettivi di deficit concordati con Bruxelles.
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Stati Uniti e Nato
Casa Bianca e Alleanza Atlantica guardano con sospetto l’apertura del Premier Conte e dei ministri 5 Stelle alla via della seta con Pechino ed in particolare agli accordi per le infrastrutture tecnologiche con la multinazionale cinese Huawei, che è stata isolata da Google, Microsoft e da tutte le aziende cibernetiche occidentali. L’intelligence Usa e inglese accusa infatti Hawei di essere prevalantemente un network di spionaggio che attraverso microchips utilizza gli smatphon, i tablet, i pc, le telecamere e anche le fotocopiatrici, per non parlare delle infrastrutture in particolare quelle delle ultramoderne reti 5G, per rastrellare a tappetto comunicazioni dati e immagini e di trasferirle ai database della Cina.
Riserbo e comunque molta attenzione sottotraccia viene riservata all’Italia, dove Huawei detiene un terzo del mercato degli smatphone ed è impegnata nello sviluppo della rete di ultima generazione 5G in due aree: Milano e Bari-Matera. In quest’ultima è capofila con un investimento complessivo di 60 milioni di euro in 4 anni e una previsione di copertura 5G completa entro il 2019. In un’altra area test, L’Aquila–Prato, opera invece l’altra multinazionale cinese Zte. A Milano come evidenzia un recente reportage dell’Agenzia Italia, Huawei lavora alla sperimentazione 5G in città e nell’area metropolitana, con l’obiettivo di coprire l’80% della popolazione. Uno dei principali esempi è costituito dalla videosorveglianza aerea con uso di droni per pubblica sicurezza realizzata con Intellitronika, Politecnico di Milano, e, per l’appunto, Huawei, con il supporto della Polizia Locale e in collaborazione con Italdron.
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Germania
A breve, Francoforte e Berlino senza Mario Draghi alla Bce e Angela Merkel alla Cancelleria, e soprattutto con l’attuale Presidente della Bundesbank Jens Weidmann al vertice della Banca Centrale europea, sono destinate a diventare i più rigorosi controllori del disavanzo pubblico dell’Italia e, come per la Grecia, lasceranno ben pochi margini a Roma.
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Cina
In caso di “ripensamento” italiano sull’effettiva convenienza degli accordi commerciali e tecnologici della via della seta, Pechino potrebbe attuare ritorsioni finanziarie e boicottare l’import-export con le industrie e le aziende del nostro paese.
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Francia
Dalla navalmeccanica, con i cantieri di Saint-Nazaire, all’industria automobilistica col matrimonio d’interesse fra quel che resta della Fiat e la Renault, al petrolio libico, ai migrannti, all’alleanza anti Macron fra Marine Le Pen e Matteo Salvini, le rotte di Parigi e Roma lasciano prevedere molti rischi di collisioni.
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Mosca e Tripoli
Il recente vertice fra Putin e il Presidente egiziano Al Sisi e la successiva visita del capo dei servizi segreti egiziani, Generale Abbas Kamal, al Maresciallo Khalifa Haftar, lasciano prevedere che il Comandante dell’Esercito nazionale libico tenti nuovamente di riprendere l’offensiva sul fronte di Tripoli per occupare la capitale libica, costringendo l’Italia a mollare Fayez al Serraj ed a tentare di recuperare l’alleanza con Haftar, sostenuto anche dagli Stati Uniti.