Da Paesi emergenti a nazioni dominanti. Grazie allo sviluppo tecnologico dell’India si può ben dire che l’evoluzione dei Brics ha superato l’orizzonte terrestre ed ha conquistato la Luna.
Assieme agli applausi per il grande successo dell’allunaggio della sonda indiana, a Johannesburg al 15esimo vertice dei Brics, si sono sprecati tuttavia anche i paragoni col clamoroso insuccesso dei russi la cui sonda spaziale si è invece sfracellata sabato scorso fra i crateri lunari.
“ A Putin và ormai tutto storto, dopo la guerra in Ucraina sta perdendo anche la corsa allo spazio” hanno commentato dietro le quinte i delegati di Cina, Brasile, India che accompagnano i presidenti Xi Jinping, e Lula da Silva, il premier indiano Narendra Modi ed i leader delle altre circa 50 nazioni presenti.
Assieme ai temi della cooperazione politica economica e della sicurezza, uno dei punti centrali del vertice é infatti quello dell’espansione del numero dei membri dei Brics ai 23 paesi che hanno formalmente chiesto di aderire all’organizzazione. Dalle prospettive dello sfruttamento delle risorse spaziali, a riportare l’attenzione dell’assemblea sudafricana alle problematiche contingenti è stato l’attento discorso del Presidente Cinese Xi Jinping che ha chiesto che le norme internazionali non siano decise dal più forte, si è detto favorevole a consentire a più paesi di unirsi alla famiglia Brics, al fine “di rendere la governance globale più giusta e ragionevole” ed ha denunciato come “la mentalità della Guerra Fredda continua a perseguitare il nostro mondo e la tensione geopolitica si sta facendo tesa”.
Anticipando la curiosità di quanti attendevano di capire se e come il leader cinese intendesse fare riferimento alla situazione economica del proprio paese, Xi Jinping é stato diretto “ La Cina – ha affermato – ha capacità di recupero e di rilancio economico”.
Tutto autodifensivo invece l’intervento in videoconferenza di Putin che é giunto a definire l’invasione dell’Ucraina “necessaria per fermare una guerra di sterminio”.
Il Presidente russo ha rappresentato lo spartiacque fra la vecchia concezione dei Brics, nati a fine 2001 dalla definizione dell’economista Jim O’Neill, che unendo le iniziali di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, li indicava come le “economie emergenti” che stavano cambiando gli equilibri strategici mondiali, e la nuova realtà geopolitica internazionale.
India, Brasile e Sud Africa sono ormai distinti e distanti dai residui della tradizionale mentalità egemonica comunista che ancora si intravede a Pechino e a Mosca e tendono ad emanciparsi tanto dallo schieramento occidentale che ruota attorno agli Stati Uniti e all’Europa, che dalla ormai superata definizione di paesi del sud del mondo.
A Johannesburg l’invito rivolto da Xi Jinping e Putin ai paesi africani a “scrollarsi di dosso il giogo del colonialismo” é stato accolto come una gaffe perché é noto a tutti che Russia e Cina monopolizzano da decenni le risorse minerarie ed energetiche dell’intero continente. Un monopolio che in molti casi ha superato lo storico colonialismo europeo.
Un’altra differenziazione, rispetto alla posizione russa e alla apparente neutralità cinese é venuta dal Presidente del Brasile, Luiz Ignacio Lula da Silva. “Il Brasile ha una posizione storica nel difendere la sovranità e l’integrità territoriale e tutti gli scopi e i principi delle Nazioni Unite”, ha affermato Lula smarcandosi da Mosca, ma dicendosi pronto a “unirsi a uno sforzo che possa effettivamente contribuire a un rapido cessate il fuoco e a una pace giusta e duratura”, pur “non sottovalutando le difficoltà, perché “non si può restare indifferenti di fronte alle morti e alle distruzioni”.
In quella che è parsa una critica sia al Cremlino sia ai vertici ucraini Lula ha inoltre messo in chiaro che “il Brasile non contempla formule unilaterali di pace”.
Come un acronimo in progress, la metamorfosi dei Brics sta dunque determinando l’abbandono del tradizionale coordinamento fra le cinque originarie nazioni ormai diventate altrettante superpotenze, economiche o militari, e la creazione di una nuova realtà internazionale di paesi dell’America latina, dell’Africa e dell’Asia fuori dai circuiti commerciali dell’economia globale.