Dal voto a Palazzo Chigi. Sulla difficile situazione di stallo del dopo elezioni pubblichiamo l’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia da Claudio Cerasa Direttore de Il Foglio
Vincitori con valanghe di voti che non riescono a formare un Governo e perdenti massacrati dagli elettori che tentano di non andare all’opposizione. Alla ricerca della governabilità perduta il dopo elezioni presenta un quadro paradossale e convulso. Caratterizzato da proclami ufficiali e trattative sotterranee.
“La soluzione di tutte le soluzioni sarebbe quella di un esecutivo Salvini-Di Maio. La forzatura maggiore che uno dei due desse vita a un governo di minoranza. Cinque Stelle e Lega vengono considerati i simboli di un nuovo bipolarismo. Non è così, perché sono due modi di essere che fanno parte dello stesso mondo” sintetizza Claudio Cerasa, Direttore de Il Foglio.
- Una poltrona per due Premier in pectore: Matteo Salvini e Luigi Di Maio. All’attesa di risposte dal Nazareno del leader grillino si contrappone il movimentismo del segretario leghista. Chi la spunterà?
“Entrambi hanno il diritto di provare a formare un esecutivo e a governare. La cosa più naturale del mondo sarebbe quella che viene considerata come la più mostruosa. Cioé che governassero assieme. Lo ripeto: erroneamente i due partiti vincitori, il Movimento Cinque Stelle e la Lega, vengono ritenuti gli antipodi di un mondo bipolare. Non è così, perché entrambi rappresentano e fanno parte dello stesso mondo. Bisogna allora che emergano dall’altra parte coloro che rappresentano il mondo diverso”.
- I numeri di tutti gli scenari ipotizzabili che partono dalle elezioni, già convocate per il 23 marzo, dei Presidenti delle Camere e approdano a Palazzo Chigi?
“Sulla carta le ipotesi praticabili sono diverse. A cominciare da un governo Cinque Stelle con l’astensione del Pd. Il che rappresenterebbe uno scenario realizzabile che potrebbe avere un senso ed interpretare lo spirito del tempo. Concretizzabile anche l’ipotesi di una maggioranza alla tedesca per un governo di legislatura. Un esecutivo formato da centro destra e Pd. Ma attenzione potrebbe trattarsi di un governo non presieduto da Salvini. L’ipotesi peggiore, per fortuna difficilmente realizzabile, è quella come dicevo di un governo Lega – Cinque Stelle”.
- Da Carlo Calenda a Nicola Zingaretti, da Dario Franceschini a Graziano Del Rio: come evolverà all’interno del Pd l’elaborazione del lutto post débâcle e la successione a Renzi ?
“Il Partito democratico è oggi di fronte ad una scelta chiara, che è quella di diventare sempre più simile ai cinque stelle o sempre meno omologabile ai cinque stelle”
- Quanto complicano la situazione le dimissioni, per così dire, a rate di Matteo Renzi ?
“Le dimissioni sono assolutamente dovute. Resta da vedere se l’influenza di Renzi nei confronti dei gruppi parlamentari sarà forte anche dopo le dimissioni oppure, una volta che il segretario sarà ufficialmente uscito di scena, tutti andranno in ordine sparso”
- Dopo voto in casa Forza Italia ?
“ Assieme al Pd, Forza Italia è l’altro grande sconfitto del 4 marzo. E il problema che hanno è doppio. Sanno che con un governo presieduto da Salvini corrono il rischio di essere fagocitati dalla Lega e contemporaneamente sono coscienti che il progetto di costituire la casa moderata del centrodestra è ormai fallito miseramente. Forza Italia ha quindi davanti a se una prospettiva sempre più salviniana e sempre meno berlusconiana”.
“Dentro questo centrodestra è un futuro che quasi non esiste. Perché i risultati hanno evidenziato che Forza Italia arretra, mente la lega è in progressione. Faccio fatica a intravedere ancora un ruolo forte di Silvio Berlusconi.”
- Lungo il percorso per la formazione di un governo sono possibili conversioni europee di Salvini e di Di Maio?
“Mi sembra altamente improbabile. Forse caratterialmente Luigi Di Maio, alla ricerca dei voti in Parlamento per un accordo di Governo, potrebbe essere più conciliante. Mentre Matteo Salvini tenderà ad essere intransigente. Ma in ogni caso i parametri europei costituiscono un baluardo per la formazione di un governo che non metta a rischio l’unione europea.”