Ceta: pochi applausi e nessun brindisi
Poche luci e molte ombre per l’Italia dai primi dati dell’interscambio commerciale fra Italia e Canada.
A fronte di un incremento medio complessivo del 7% delle esportazioni italiane, si registra infatti un calo del 3% in uno dei settori trainanti, e finora sempre in crescita, dell’export: quello del vino.
A rilevarlo é la Coldiretti, in occasione del primo anniversario dell’entrata in vigore in via provvisoria dell’accordo di libero scambio Ceta. L’analisi è stata elaborata sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero.
L’organizzazione agricola spiega che con il trattato commerciale fra Bruxelles e Ottawa si é verificata una brusca inversione di tendenza, sia in quantità che in valore, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando le bottiglie esportate erano aumentate di ben il 14%.
Calo ancora più preoccupante, viene rilevato, in considerazione del fatto che il vino é il prodotto agroalimentare italiano più venduto nel Paese nordamericano, dove rappresentava quasi il 40% del valore totale dell’export.
Secondo la Coldiretti l’accordo di libero scambio con il Canada non protegge dalle imitazioni, insieme a molti altri vini, produzioni internazionalmente celebrate e assolutamente originali come l’Amarone e l’Ortrugo dei Colli Piacentini e soprattutto non prevede nessun limite per i wine kit che promettono di produrre in poche settimane le etichette più prestigiose dei vini italiani, dal Chianti al Valpolicella, dal Barolo al Verdicchio che il Canada produce ed esporta in grandi quantità in tutto il mondo.
L’intervento del Ministro per le Politiche agricole e Alimentari, Gian Marco Centinaio, lascia prevedere una specifica iniziativa del Governo: “L’accordo commerciale fra Unione europea e Canada non può ridurre i diritti e danneggiare il made in Italy. Lo abbiamo scritto nel Contratto di governo e questa continua ad essere la nostra linea: ci opporremo agli aspetti che comportano- ha affermato Centinaio- un eccessivo affievolimento della tutela dei diritti dei cittadini, oltre a una lesione della corretta e sostenibile concorrenza sul mercato interno”.
A preoccupare i produttori agricoli è infatti il rischio che il Ceta si trasformi in un’autostrada per la contraffazione alimentare internazionale delle produzioni italiane.
In controtendenza le dichiarazione dell’ex Ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, secondo il quale è essenziale ad un anno dall’applicazione provvisoria dell’accordo di libero scambio “evitare retromarce e constatare piuttosto la crescita complessiva di tutti i comparti dell’export italiano.”
Sarà così? Chi berrà più vini originali e di qualità vivrà.