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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
“L’amore è cieco e il matrimonio fa riacquistare la vista”, teorizzò nel ’700 il fisico e saggista tedesco Georg Christoph Lichtenberg. Una considerazione teoretica che sembra ispirare la trama intrigante del romanzo “Il matrimonio, un lavoro come un altro”, edito da Albatros, di Valeria Fatone, giornalista, inviata televisiva, scrittrice, autrice, collaboratrice di quotidiani nazionali e magazine tv.
Secoli di letteratura coniugale hanno fatto del matrimonio uno dei principali argomenti di scrittrici, scrittori, saggisti e psicologi. Con una sequela seriale di incipit in modalità “nella buona e nella cattiva sorte” o “finchè morte non ci separi”…
Dal titolo si evince che la trama corre sulle sfumature di una lettura leggera e per certi versi sconfinante nella “Chick Lit”, espressione inglese con la quale si definisce un genere letterario emerso negli anni novanta e rappresentato da scrittrici soprattutto britanniche e statunitensi, che si rivolgono prevalentemente a un pubblico di donne giovani, single e in carriera. Il romanzo di Valeria Fatone racconta la relazione appassionata fra una giovane donna in carriera e un professionista, sposato, di vent’anni più anziano di lei.
La storia è un pretesto per compiere un viaggio nell’odierno variegato panorama dei rapporti sentimentali e scandagliare con ironia, grazie alla voce di un’amica filosofa, la realtà del matrimonio e delle avventure extraconiugali, viste da una prospettiva del tutto originale.
Le conversazioni fra le due ragazze si sforzano di parafrasare i celebri dialoghi di Platone e inducono a riflettere e liberare la mente dai condizionamenti sociali e religiosi che influenzano i nostri comportamenti.
La figura dell’amante viene riabilitata al punto di disegnarne un elogio fra le pagine del libro che, spiritoso quanto audace, reclama il diritto delle donne alla libertà sessuale, oggi solo apparente. E nel vortice ci sono lui, lei e il matrimonio. Che può sembrare, o forse è, un vero e proprio lavoro…