Cuore & Batticuore Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Letizia Tomasino
Cosa ho imparato dalla vita? sapere che tutto ciò che ho potrei facilmente non averlo.
Ho imparato che la base del perdono é sapere che tutti abbiamo dei limiti e che le persone non possono darti ciò che non hanno.
Ho imparato a lasciarmi scivolare i brutti pensieri, a non fare uso di sostanze nocive al mio cervello e al mio corpo, droghe, alcol e vizi vari.
Ho imparato ad accettarmi così come sono, con tutti i miei difetti.
Ma la cosa più importante che ho imparato é che ogni giorno devo ringraziare il cielo per essere presente alla vita.
Quando compii 13 anni il mio corpo cominciò a cambiare. Spuntarono con prepotenza i capezzoli, non che non li avessi anche prima, ma ad un certo punto si vedevano anche attraverso i maglioni.
Sul viso comparvero dei baffetti insopportabili, che mi complessarono perché ero l’unica in classe ad averli. Veramente c’era un’altra mia compagna che li aveva, ma io ero concentrata su quelli miei.
Il cambiamento più spiacevole fu, però, la comparsa dei peli sulle gambe. Troppi dall’oggi al domani, fino al pube pieno di peli scuri.
Mi vergognavo, la maggior parte delle mie coetanee ne erano quasi prive. Dopo tanti pianti mia madre mi disse di depilarmi e di non lagnarmi più.
Mi informai su cosa usare e una mia compagna mi disse che il metodo più sicuro era il miele con lo zucchero.
Finalmente avevo in mano la soluzione per esporre le mie gambe senza dovermi vergognare, infatti indossavo sempre pantaloni, ma ammiravo le ragazze con le minigonne che facevano sfoggio di gambe belle e depilate a dovere.
Per non disturbare mia madre feci da sola la pasta a base di miele e zucchero, ritagliai delle strisce di stoffa che sarebbero servite per strappare la cera dalle gambe, riscaldai il miele e lo zucchero facendo attenzione a non farlo bruciare, salii in terrazza e mi misi seduta a terra, da una parte il pentolino bollente e dall’altra le pezze da usare.
Per prendere il miele mi aiutai con un coltello e spalmai la cera su una parte della gamba… cavolo se bruciava. Presi una pezza e l’appoggiai sulla gamba, a questo punto dovevo solo tirare e i peli sarebbero scomparsi ed invece non riuscii nell’impresa perché la cera non voleva saperne di staccarsi.
Rimasi come un’allocca e piansi. Mia madre udì il mio pianto e salì in terrazza, guardò il pentolino e il suo contenuto e rise: l’impasto era diventato duro come il marmo.
Mi disse che avevo messo troppa cera sulle gambe e poi dovevo farla raffreddare prima.
La supplicai d’aiutarmi a togliere quel pezzo di cera dalla gamba e lei mi aiutò. Mi alzai e guardai la chiazza rossastra sulla gamba provocata dall’impasto caldo e piansi nuovamente.
Il trauma subito si ripercosse nel futuro, ogni volta che qualcuno mi proponeva di farmi la ceretta a caldo sudavo freddo!
Meno male che nella vecchiaia i peli si diradano. Infatti sulle gambe non ne ho più, ma i maledetti baffetti ci sono ancora, purtroppo!
Scrittrice, fotografa e cantautrice, Letizia Tomasino affronta con la stessa passione e trasforma in tematiche esistenziali anche la quotidianità autobiografica. ” Tutto quello che è interessante accade davvero nell’ombra. Non si sa nulla della vera storia degli uomini”, sosteneva non a caso lo scrittore e saggista francese Celine.