Cuore & Batticuore
Rubrica settimanale di posta. Sentimenti passioni amori e disamori. Storie di vita e vicende vissute
Ritorno a Berlino dopo diverso tempo. L’amica che mi ospita abita a Schöneberg, una zona lontana dai percorsi turistici, tranquilla, piena di caffè, piccoli ristoranti e negozietti tenuti con cura. Un quartiere per famiglie molto apprezzato.
Mai come questa volta noto molte donne incinte e soprattutto tanti bambini piccoli. Girano sulle piste ciclabili con i caschetti su minuscole biciclette senza rotelle, dietro a un genitore che pedala e non si volta continuamente per controllarli, come farei io.
Se non piove e finché c’è luce riempiono i parchi giochi (ce ne è uno quasi ad ogni isolato) arrampicandosi e rotolandosi liberi nella sabbia e raramente li senti urlare o piangere. Capita di incontrare bimbetti anche in musei e grandi magazzini, formidabili gattonatori sorvegliati a distanza da mamme e papà poco apprensivi.
Non puoi fare a meno di guardarli e ti accorgi che le coppie più giovani sono spesso miste e che dall’incontro fra pelli, occhi e capelli diversi nascono creature deliziose. Sono piccoli nuovi tedeschi che contribuiscono a far risalire pian piano il loro paese nelle graduatorie demografiche.
Qualche anno fa la Germania, opulenta locomotiva d’Europa, era scesa al penultimo posto nel mondo per tasso di natalità, seguita solo dall’Italia. Titoli di giornale la davano per morente e uno studio del londinese Institute of Economic Affairs preconizzava per i prossimi decenni una concentrazione della popolazione europea in Francia e in Gran Bretagna, paesi il cui tasso di natalità cresce grazie alle ondate di immigrazione dalle ex colonie e alle politiche sociali di sostegno alle famiglie.
Le culle vuote, presagio triste per ogni paese, hanno spaventato Angela Merkel che ha avviato la battaglia contro la denatalità, rafforzando i servizi per l’infanzia e il supporto alle madri lavoratrici e favorendo l’ingresso controllato degli immigrati.
Il trend si è invertito e ora anche le tedesche autoctone stanno riprendendo a far figli. Soprattutto quelle intorno ai 40 anni, indicano a sorpresa le ultime statistiche.
Penso ai bambini del mio quartiere a Roma, così pochi da concentrare su di sé l’attenzione ansiosa di schiere di parenti attempati. Penso ai ragazzi italiani che faticano tanto a trovare un lavoro degno di questo nome, da non poter nemmeno immaginare di diventare genitori. E mi chiedo quando comincerà, anche da noi, un’inversione di tendenza. Claudia D’Angelo
claudiadangelo737@gmail.com
Come sottolinea la lettera-reportage da Berlino di Claudia D’Angelo, già inviata del Tg1 e poi coordinatrice di Tg2 Dossier, l’integrazione rappresenta una importante risorsa per l’Europa. Non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto sociale. Anche riguardo alla svolta culturale del rapporto lavoro, genitori figli.