La regia di Pechino dietro la sindrome coreana
Missiles launch, attack order: missili lanciati, ordine d’attacco. Questi i flash d’ intelligence più temuti in queste ore a Pyongyang, Pechino, Mosca, Seul e Tokyo e nelle capitali europee. Attaccare per non essere attaccati e neutralizzare la Corea del nord sta infatti diventando per gli Stati Uniti e gli alleati una tragica alternativa obbligata.
L’esplosione di una superbomba all’idrogeno, il missile-provocazione che ha sorvolato il Giappone e la rincorsa verso il conflitto, fanno ipotizzare agli osservatori che Kim Jong Un possa essere ostaggio dei militari nord coreani. Generali che al limite dello strike Usa potrebbero aver già programmato un ulteriore colpo di scena per sbarazzarsi di Ciccio bomba, come viene definito il dittatore.
Nonostante l’impermeabilità degli apparati cinesi e nord coreani, gli scenari complessivi evidenziano tuttavia come dietro l’escalation di Pyongyang ci sia un evidente cui prodest e l’occulta regia di Pechino.
Danzando sulle atomiche e rischiando un conflitto nucleare, con milioni di vittime e disastri ambientali a catena, la Cina avrebbe in ogni caso conseguito il risultato di impantanare Washington in un braccio di ferro con un regime fantoccio, testare dietro le quinte la capacità di risposta militare Usa e costringere Donald Trump a tralasciare le preannunciate iniziative per arginare e contrastare l’export cinese.
Settembre é il mese cruciale per l’eventuale strike americano contro Kim. Poi l’aggressività nord coreana rimarrà in surplace per qualche settimana. Dal 18 ottobre a Pechino andrà in scena infatti la coreografica celebrazione del 19° Congresso del Partito Comunista Cinese, l’ultimo grande partito comunista erede della tradizione marxista leninista di Stalin e Mao.
L’exploit propagandistico congressuale cela l’enigmatico processo tutto interiore al partito per la scelta della classe dirigente: una selezione per faide. Ufficialmente i 2300 delegati provenienti da tutte le province della Cina avranno il compito di ratificare l’elezione, già decisa, del nuovo Comitato Centrale, che conta circa 370 membri, e i nuovi venticinque membri del Politburo, l’Ufficio Politico del Comitato Centrale, e i 7 componenti del Comitato Permanente del Politburo.
Un potere piramidale, assoluto, che nei fatti costituisce una cyber dittatura globale in grado di controllare uno per uno il miliardo e 380 milioni di cinesi.
Al vertice del Partito – Stato sarà, anzi è già stato confermato, come Presidente della Repubblica Popolare e Segretario del Pcc, Xi Jinping.
Un nome da dinastia imperiale. Ma con un potere mai raggiunto da un imperatore cinese.