Cuore & Batticuore
Anche le banche hanno un cuore! La recente pubblicazione del libro “Storia del Banco di Sicilia” (Donzelli Editore) ha suscitato un vasto interesse e numerosi commenti. In particolare di economisti, esponenti politici e sindacati dei bancari.
L’eutanasia del Banco di Sicilia
La storia del Banco di Sicilia si può dividere in due parti: una che arriva al 1991 e che è tornata “alla ribalta” dopo pubblicazione del libro , “Storia del Banco di Sicilia” accompagnata da una intervista dell’economista Salvatore Butera, Dirigente dello stesso Istituto di Credito (fino al 1992) e l’altra dal 1994 in poi, che segnò ritengo il risanamento del Banco suggellato da una ispezione della Banca d’Italia avvenuta nel 2000, dopo circa un anno dalla fusione con Sicilcassa.
Risanamento e rilancio del Banco di Sicilia avviato, secondo il mio punto di vista, sotto le Presidenze di Libonati, Noto e di Sabino Cassese. In quegli anni la Banca venne ricapitalizzata per il tramite Mediocredito Centrale, per realizzare il salvataggio della Sicilcassa. Si creò così di fatto un colosso creditizio con la testa in Sicilia, con ovvi positivi risvolti occupazionali. Il Bds mantenne la posizione di leader del Credito nell’Isola, dove ha sempre costituito la spina dorsale dello sviluppo economico con una forte presenza sul territorio nazionale che consentiva un equilibrio territoriale dei rischi di credito.
Sono anni di brillanti risultati dell’Istituto che, dopo la fusione con la Sicilcassa, arrivò ad occupare quasi 10.000 addetti. Risultati confermati dall’ispezione della Banca d’Italia del 2000, conclusasi con esiti molto positivi.
Una vicenda complessa che richiederebbe dunque, anche per una sorta di giustizia storica, la stesura di un altro libro che delinei nell’interezza i tanti perché ancora senza risposte dell’epilogo della più grande Azienda di Credito della Sicilia e del Sud, sacrificata per motivazioni tutt’altro che economiche e finanziarie .
Si parla tanto oggi di salvaguardia di banche dei territori, a fronte di aziende di Credito oggetto di frodi, truffe, crediti squalificati, sofferenze alle stelle e fallimenti con grossi oneri a carico della collettività, ma non si sentì allora il dovere di salvaguardare “la Banca” per antonomasia di una regione grande, produttiva e strategica come la Sicilia preferendo piuttosto svenderla ed incassare.
Gabriele Urzí Segretario Nazionale First Cisl Gruppo Unicredit
La lunga storia del Banco di Sicilia ha un epilogo che anticipa di almeno un decennio il buco nero del sistema creditizio nazionale. Ma come sottolinea in una recente intervista l’economista e saggista Salvatore Butera, il BdS non solo era un gigante con i piedi d’argilla ma aveva una governance che era un macigno economico, perchè caratterizzata da fortissimi contrasti fra Presidenza, Direzione Generale e gli organi collegiali. Una sorta di Sinedrio in cui sedevano i numerosissimi rappresentanti della sfaccettata, per non dire altro, realtà sociale politica ed economica della regione. Fin dalla fondazione, denuncia ancora Butera, il Banco dovette fare i conti con un vero e proprio parlamentino di circa cinquanta personaggi, con le loro cariche multiple e tutto l’intreccio di potere e sottopotere e che aveva voce in capitolo su tutti gli affari della banca. Non poteva durare, e non durò. L’impressione è che prima della Storia debba ancora fare il suo corso la cronaca, quella giudiziaria.