Parigi val bene una mail. La mossa del cavallo di Putin per uscire dalla palude di crimini di guerra e crescenti perdite militari della ormai fallita conquista di Kiev, riguarderebbe la capitale francese.
Secondo le intelligence occidentali il Cremlino, mentre l’attenzione internazionale è incentrata sull’Ucraina, avrebbe mobilitato l’esercito occulto di troll bots ed hacker, organizzato da oltre un decennio, per fare in modo che Marine Le Pen vinca le elezioni francesi e tolga dalla scena politica europea Emanuel Macron.
Nonostante la visita del “tavolone” e le continue telefonate a Putin, il Presidente francese uscente è per Mosca uno dei principali protagonisti della mobilitazione dell’Europa contro la Russia. A Macron sarebbe stato riservato insomma lo stesso collaudato scherzetto che costò la Casa Bianca a Hillary Clinton contro Donald Trump: una tempesta di gossip social su retroscena tanto inconfessabili quanto improbabili e uno tsunami di mail su scandali e abusi. Veri, falsi o presunti. Dietro l’affair delle consulenze d’oro che rischia di affondare Macron si intravedono le sinistre Brigate russe del Web, note anche come l’esercito di troll & bot o i Kremlinbots.
Con Le Pen all’Eliseo, Putin potrebbe non solo dividere l’Europa e minare l’alleanza con gli Stati Uniti, ma riuscirebbe a rivitalizzare i movimenti populisti ampiamente finanziati e spalleggiati in vari paesi. Italia uber alles. Populisti legati a Mosca, come l’ultra putiniano ungherese Orban, che dopo la drammatica deriva dell’uscita di scena di Trump hanno ricominciato, guarda caso, a vincere le elezioni.
La scalata dei troll russi alla torre Eiffel per il momento non attenua la crescente esecrazione internazionale nei confronti di Putin impegnato a fronteggiare anche le evidenti tensioni interne al regime determinate dal precipitare dell’andamento della guerra e della situazione economica.
La conferma delle ingenti perdite e delle crescenti difficoltà militari e organizzative è venuta dalla nomina del nuovo comandante dell’armata russa impegnata nell’invasione dell’Ucraina: il generale Alexander Dvornikov, un veterano delle spietate operazioni in Siria. Alla Bbc la notizia è stata confermata da un funzionario di alto livello del Cremlino.
Il cambio del vertice militare rappresenta una svolta strategica, perché finora le forze russe sui vari fronti erano organizzate e comandate separatamente, senza coordinamento tra i diversi comandi dei reparti.
Sarà una coincidenza, ma contemporaneamente alla nomina di Dvornikov, l’ente non governativo americano Direct Relief ha reso noto l’invio in Ucraina 220.000 fiale di atropina, utilizzata per mitigare gli effetti di armi chimiche come il gas sarin. Si tratta dello stesso tipo di antidoto distribuito al personale sanitario impegnato in Siria dopo una serie di attacchi chimici occorsi nel 2017.
Il nuovo comandante dovrà fronteggiare una situazione critica. Secondo il Pentagono alcune unità corazzate moscovite hanno subito perdite così pesanti nelle prime settimane dell’invasione da essere state praticamente annientate e costrette a mettersi al sicuro in Bielorussia o entro i confini nazionali per riprendersi e attendere il reintegro dei ranghi prima di essere rischierate in Dombass. Le unità militari più compromesse vengono riunite ad altre.
Complessivamente secondo le stime americane, Mosca ha perso tra il 15 e il 20 per cento delle forze impegnate e starebbe cercando di reclutare e inviare al fronte più di 60mila soldati, tra nuovi coscritti e riservisti. Dopo la conferma da parte del portavoce del Cremlino, Dimitrij Peskov sulle significative perdite subite in Ucraina, la Nato stima che finora siano stati uccisi non meno di 15 mila soldati. Il numero dei feriti oscilla intorno ai 35 mila. Numeri da disfatta, in considerazione dell’enorme potenziale di mezzi corazzati, missili, artiglieria, caccia bombardieri elicotteri, droni e navi da battaglia impegnati dai russi.
Secondo gli analisti e gli esperti di strategie militari, nonostante l’inferiorità numerica e soprattutto di armamenti, le forze ucraine sono in grado di fermare, come hanno già fatto davanti a Kiev, l’avanzata russa nel sud est del paese.
Se non sarà in grado di sbandierare un evidente successo, come la totale conquista di tutto il territorio meridionale ucraino dal Dombas alla Crimea, Putin potrebbe annullare la tradizionale sfilata del 9 maggio sulla piazza Rossa per l’anniversario della vittoria sul nazismo. E’ quanto sostengono alcune notizie che trapelano da Mosca ma che attendono conferme. In ogni caso sarebbe difficile celebrare una vittoria di 77 anni addietro, mentre le litanie dei funerali delle migliaia e migliaia di soldati uccisi in Ucraina sbattono in faccia a tutti l’evidente sconfitta di oggi.