Stress test e shock umbro double face: difficile da elaborare per la maggioranza di governo, inebriante fino al limite del tromp-l’oeil per il centrodestra.
Per leader e forze politiche, lo stress test perugino è destinato a delineare gli scenari del 2020.
Matteo Salvini
La valanga dei voti ottenuti dalla Lega in Umbria viene presentata, ed in gran parte mediaticamente effettivamente la rappresenta, come l’inizio della riscossa contro il cosiddetto tradimento di Di Maio e Conte nei confronti del leader leghista e il grande inciucio d’agosto del governo 5Stelle Pd sinistra. Ma superato in un modo o nell’altro la stangata elettorale del 27 novembre gli avversari non attenderanno le ulteriori mosse di Salvini lanciato alla conquista di Palazzo Chigi e passeranno al contrattacco. Controffensiva che presumibilmente riguarderà direttamente tanto l’ex Ministro dell’Interno, quanto complessivamente la Lega e che spazierà da Mosca a Washington a Bruxelles. Salvini si difenderà attaccando a sua volta, ma nelle battaglie di veleni e dossier spesso soccombono o rimangono colpiti entrambi i contendenti. “Sconfiggere il nemico senza combattere è la massima abilità”, sostiene Sun Tzu considerato uno dei maggiori esperti di strategia, ma non sempre è possibile.
Luigi Di Maio
L’impressionante collezione di sconfitte elettorali e politiche accumulate in 16 mesi lo sta trasformando in una sorta di capro espiatorio perfetto, all’interno dei 5 Stelle e del Governo. La sua sostituzione alla leadership del Movimento rappresenterebbe una svolta che potrebbe essere presentata come la ripartenza dei grillini. Mentre l’uscita del Ministro degli Esteri dall’esecutivo offrirebbe al Premier la possibilità di dispiegare e dimostrare le qualità di mediatore che vengono riconosciute a Conte. Tra tutti i leader Di Maio è comunque quello che oggettivamente va incontro alle prospettive meno favorevoli.
Giuseppe Conte
Assieme a Di Maio, l’assediato del the day after umbro è il Premier. Ma, come se li avesse già preventivati, gli attacchi concentrici non lo colgono impreparato. Per uscire dall’impasse e rilanciare l’azione di Governo, Conte avrebbe pronta una strategia in tre tempi:
- necessità di approvare la legge di bilancio per evitare il dissesto dei conti pubblici e l’azzeramento della fiducia da parte di Bruxelles. Proprio nel momento del cambio della guardia alla Commissione europea e soprattutto alla Bce.
- Patto di fine legislatura con i partiti della maggioranza di governo con la individuazione di interventi, priorità, scadenze, risorse. Una sorta di new deal per rilanciare imprese, economia, occupazione, consumi e procedere alle nomine strategiche.
- Chiarimento con i 5Stelle ed assunzione della leadership
Nicola Zingaretti
Lasciati irrisolti, o momentaneamente sciolti quasi per grazia ricevuta (europee, crisi di ferragosto, scissione renziana) tutti i nodi stanno ora venendo al pettine. Il tempo, se non altro per l’incalzare delle elezioni in Emilia Romagna e della situazione di Roma, gioca contro il segretario Pd che contava sull’intera legislatura per assestare il partito. I democratici fino adesso hanno goduto di una notevole intelaiatura organizzativa di base e di una omogenea presenza sul territorio che ha consentito loro di attraversare lunghi i periodi di opposizione o di governare a Palazzo Chigi ed a macchia di leopardo regioni ed enti locali. La tumultuosa evoluzione sociale e mediatica ha cambiato tutto e il tradizionale assetto politico non basta più. In teoria, sulla base delle spinte ideali della tradizione democristiana e riformatrice, il Pd potrebbe essere in prima linea anche sul versante della web politica. Ma il rinnovamento di metodi e leader locali promesso dalla leadership formata da Nicola Zingaretti, Dario Franceschini e Andrea Orlando ancora non si intravede. E il tempo é quasi scaduto.
Matteo Renzi
L’ex Premier scommette tutto su se stesso. Basterà ? riuscirà a farsi capire e a far passare il messaggio di un’Italia nazione del Mondo più avanzato e industrializzato e non del terzo mondo?
Giorgia Meloni
Corente, metodica, caparbia, la leader di Fratelli d’Italia rappresenta la vera novità della stantia politica italiana. Il sorpasso, e in Umbria addirittura il doppiaggio, di Forza Italia è merito della sua capacità di indicare una linea precisa, di galvanizzare e organizzare il partito, di catalizzare e soprattutto di convincere l’opinione pubblica. Sono in molti a pensare che nel Centrodestra Giorgia Meloni costituisca una valida alternativa alla leadership di Salvini. Se non altro come leader inattaccabile.
Silvio Berlusconi
L’ex Cavaliere non molla e non si fa mollare e continua ad amministrare la percentuale sempre più esigua di voti di Forza Italia. Il bluff della rilevanza del consistente numero di parlamentari è tuttavia agli sgoccioli e a ridosso dell’approvazione della legge di bilancio ci potrebbe essere un esodo di deputati e senatori azzurri alla ricerca di un seggio sicuro verso Italia Viva di Renzi, Fratelli d’Italia e Lega. A furia di rimandare l’epilogo, di non designare e insediare un successore, Berlusconi è infatti al limite dell’evanescenza elettorale. Tuttavia dato che nel centrodestra non è percepito più come un concorrente, il marasma politico che si annuncia nei prossimi mesi preserva la necessità di utilizzare carisma e le residue capacità mediatiche berlusconiane. Come quando ci si attarda sui titoli di coda, se non si ricorda il nome di un coprotagonista…