Sindacati ed elezioni
Moltissime promesse, pochissime proposte concrete. Il mondo del lavoro segue con apprensione la campagna elettorale. Oltre alle pensioni e allo stillicidio dei licenziamenti, allarmano gli altissimi livelli della disoccupazione giovanile, che negli ultimi 10 anni ha raggiunto tassi superiori al 45%. Dati da disastro generazionale annunciato. “ Il sindacato è pronto a fare la sua parte, anzi di più ” – afferma il Segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo“ . Assieme a Cgil e Cisl, “ la Uil è pronta a rivendicare – anticipa Barbagallo – “ una grande riforma per un fisco più leggero e per salari e pensioni più pesanti. Questo sarà sicuramente un terreno su cui misureremo l’efficacia delle scelte del prossimo Esecutivo e, per quel che ci riguarda direttamente, la capacità di tenuta e di rilancio del rapporto unitario tra le tre Confederazioni”
- Quanto incideranno effettivamente promesse e programmi delle forze politiche sul dopo voto?
“Ormai, a ridosso delle elezioni politiche, siamo abituati ad ascoltare promesse mirabolanti. Se ci spiegassero, poi, da dove pensano di attingere le risorse necessarie per realizzare alcuni di quei faraonici progetti, saremmo pronti a sostenerli. Solo a titolo di esempio, penso alla legge Fornero: c’è chi vorrebbe abolirla del tutto, ma servirebbero 80 miliardi. Se li trovassero, saremmo con loro. Più realisticamente, noi abbiamo iniziato un processo di sostanziale modifica di quel provvedimento e, nella trattativa con il Governo, abbiamo già fatto qualche passo avanti: vorremmo proseguire su questa linea di riforma di quella legge. “
- Livelli di occupazione nei vari settori: quali “tengono” maggiormente e quali invece attraversano crisi più pesanti?
“La crisi è stata sostanzialmente trasversale, anche se alcuni settori, ad esempio l’edilizia, sono stati particolarmente colpiti. In linea generale, le aziende che lavorano per l’estero sono riuscite a mantenere livelli produttivi e occupazionali accettabili, mentre quelle che lavorano prevalentemente per il mercato interno sono state le più falcidiate. Ciò accade perché la domanda interna, a causa di salari e pensioni troppo bassi, è ancora asfittica. Questo è il primo fronte su cui bisogna agire. Inoltre, c’è la necessità di maggiori investimenti pubblici e privati in infrastrutture materiali e immateriali. Ecco, dunque, quali sono le due strade da seguire per generare lavoro stabile che, come è noto, non si crea per decreto. “
- Incidenza della tecnologia selvaggia?
“Stiamo già subendo le conseguenze del processo di transizione verso la cosiddetta impresa 4.0. Molti lavori e relativi modelli organizzativi si stanno radicalmente trasformando e, spesso, stanno sparendo. Nella migliore delle ipotesi, si fa per dire, stiamo assistendo a una drastica riduzione dei diritti, delle tutele e dei salari. Bisogna intervenire per gestire questi processi ed evitare un depauperamento collettivo.”
- Dopo le elezioni e la formazione, si spera, di un nuovo governo che prospettive economiche vi attendete?
“Noi speriamo che questi timidi segnali di ripresa si consolidino e che il nostro Paese possa davvero intraprendere la strada della crescita. Temo che non sarà facile risalire verso l’alto dagli ultimi posti della classifica europea nella quale ancora ci troviamo. Certo, qualche miglioramento c’è stato, è innegabile ed è giusto ricordarlo, ma non è ancora sufficiente: siamo lontani dall’aver superato strutturalmente le conseguenze negative della crisi. Intanto, già in queste settimane prima del voto, siamo impegnati per chiudere definitivamente e in modo positivo la partita dei contratti, a cominciare da quelli pubblici, e anche del modello contrattuale. Con il prossimo Governo, poi, vorremmo dare continuità al percorso avviato, in questi ultimi tempi, su occupazione, pensioni, giovani e Mezzogiorno.”
