Venti di elezioni amministrative anticipate sempre più impetuosi a Roma, con i partiti, Cinque Stelle in parte compresi, che per il continuo precipitare della grave crisi della Capitale fiutano le dimissioni dell’Amministrazione Raggi.
Pd
Il Partito Democratico, all’interno del quale già si muovono le candidature di Roberto Mosassut (nella foto), Sottosegretario all’Ambiente ed ex assessore all’Urbanistica della giunta Veltroni , e dell’ex Ministro dello sviluppo Carlo Calenda, ha azzerato i vertici della segreteria romana e convocato entro il 21 marzo il congresso capitolino.
Fratelli d’Italia
Palazzo Chigi o Campidoglio ? Giorgia Meloni è indecisa se puntare al Governo o a resuscitare Roma e restituirle il prestigio internazionale, la vivibilità e le infrastrutture perdute. La leader di FdI sta esplorando la praticabilità dell’eventuale doppio ruolo di Sindaco e vice Premier non titolare di Ministeri. Praticabilità riguardante la semplice vice Presidenza del Consiglio, non espressamente menzionata dal secondo comma dell’articolo 1 della legge 215 del 2004. La decisione sulla candidatura al Capidoglio dipende in gran parte anche dai tempi delle prevedibili crisi, del Governo e della giunta Raggi. Per FdI c’è anche in ballo la scelta del candidato alla Presidenza della Regione Lazio, per la quale potrebbe essere proposto il vice Presidente della Camera Fabio Rampelli, ma la Capitale rappresenta un irrinunciabile appuntamento con la storia e con la politica. Soprattutto perchè la candidatura di Giorgia Meloni viene data vincente da tutti i sondaggi e dall’opinione pubblica romana.
Lega
Dopo aver imposto i candidati alla Presidenza dell’Emilia della Calabria e della Toscana e tentato di condizionare anche la scelta per la Campania, Matteo Salvini sa che nel Lazio, se non altro per mancanza di esponenti con voti e spessore da leader, non può che lasciare via libera a Fratelli d’Italia e a Giorgia Meloni. Anche perché spera che l’elezione della Meloni a Roma possa alleviare la Lega da una enorme spina nel fianco per il Governo nazionale. La Lega tenterà comunque di imporre, non si sa con quale successo, i nomi dei numerosi portatori di voti che nei mesi scorsi hanno lasciato Fratelli d’Italia per passare con Salvini. Come Luca Malcotti e Federico Iadicicco, Monica Picca, Flavia Cerquoni e Fabrizio Santori, arruolati sul campo e inseriti ai vertici della Lega nel Lazio.
Forza Italia
Anche se al lumicino i consensi di Forza Italia potrebbero risultare essenziali tanto per Roma quanto per le regionali nel Lazio. Decisivo potrebbe risultare l’effetto Carfagna, conseguente al passaggio o meno dei deputati azzurri che fanno capo alla vice Presidente della Camera da FI a Italia Viva di Matteo Renzi (entrambi nella foto). Fra le condizioni per scongiurare la scissione di Mara Carfagna e dei circa 30 parlamentari che la seguirebbero, secondo quanto pubblicato dal Mattino di Napoli, ci sarebbe l’offerta della candidatura per il centro destra alla Presidenza della Regione Campania. Secondo le indiscrezioni non confermate, il gruppo Carfagna comprenderebbe i parlamentari: Renata Polverini, Davide Benedinelli, Deborah Bergamini, Matteo Perego, Alessandro Cattaneo. Ai quali potrebbero aggiungersi Enrico Costa, Massimo Mallegni, Andrea Causin, Franco Dal Mas e Barbara Masini. Un gruppo consistente e con un portafoglio di voti nella Capitale e nel Lazio.
Cinque Stelle
In previsione del momento più buio del Movimento, rappresentato dal dopo Raggi, con un conseguente crollo di consensi, fra i 5 Stelle è già iniziata la fuga dalle candidature. Paola Taverna, Francesca Lombardi e Alessandro Di Battista parlano solo di politica nazionale regionale e internazionale. Non rimane che scegliere un intellettuale di fama oppure ricandidate Virginia Raggi, che oltretutto nonostante si dica contraria ci tiene molto….( nella foto Di Maio, Raggi, Di Battista,Lombardi)
Patuelli forever
Come la squadra che vince, anche il leader esperto che governa con carisma e condivisione non si cambia. In democrazia non funziona così, ma in ecomomia sì.
Tanto che il Comitato esecutivo dell’Associazione delle banche italiane, ha deciso all’unanimità di proporre Antonio Patuelli per un nuovo biennio alla presidenza ed ha proposto una modifica allo statuto per riportare a quattro, come era fino al 2010, il tetto dei mandati al vertice dell’Abi.
In sintonia con Mario Draghi e Ignazio Visco, con tutti i vari Ministri dell’Economia ed i sindacati bancari, Patuelli, 68 anni, giornalista, già Segretario Generale del Partito Liberale e Sottosegretario alla Difesa nel Governo Ciampi, catalizza oltre al consenso unanime anche la grande stima dei rappresentanti degli istituti di credito.
La decisione, ha confermato il presidente di Intesa San Paolo, Gian Maria Gros-Pietro, che è anche vicepresidente vicario dell’Abi “si basa sulla considerazione che abbiamo di fronte tempi di grandi cambiamenti. Abbiamo di fronte delle sfide, prima di tutto tecnologiche, abbiamo sfide competitive e abbiamo cambiamenti nelle regolamentazione. E quindi – ha spiegato Gros-Pietro – sono necessari momenti di interlocuzione con i regolatori, con le autorità istituzionali e con quelle politiche.
Per questo siamo unanimemente convinti che le caratteristiche professionali di Antonio Patuelli, la sua profonda conoscenza del settore, la sua credibilità come presidente dell’Abi e la sua indipendenza di giudizio rispetto a tutti noi ne facciano il candidato ideale”, ha concluso.