Ci sarebbe anche il sogno irrealizzato dell’Avvocato, al di là dell’impellenza strategica di superare l’incerto orizzonte dell’industria automobilistica, dietro la decisione di John Elkan di procedere alla fusione fra Fca e Peugeot.
Il sogno di Gianni Agnelli di uscire dall’industria dell’auto alle migliori condizioni e, oltre che nella finanza internazionale, tuffarsi a pieno titolo nell’editoria giornalistica.
Un mondo che per l’innata curiosità che lo contraddistingueva sopra ogni cosa per tutto e per tutti, l’ha sempre affascinato e coinvolto in prima persona anche se dietro le quinte.
Con arguzia e diplomazia, facendo leva sul controllo delle finanze dei quotidiani e sulla moral suasion, ed evitando attriti con Direttori, editorialisti e firme di punta, per decenni l’Avvocato avrebbe svolto infatti una sorta di ruolo soft di condirettore ombra non soltanto della Stampa, ma anche del Corriere della Sera e in misura molto minore, per l’onnipresenza di Eugenio Scalfari, anche alla Repubblica del cognato Principe Carlo Caracciolo.
Erede designato da Gianni Agnelli e continuatore della dinasty, John Elkan si trova ora nelle condizioni di concretizzare quegli scenari da editore illuminato, come Joseph Pulitzer, William Randolph Hearst, il direttore editore del Washington Post, Philip Graham, e gli italiani Giulio Einaudi ed Arnoldo Mondadori, dei quali gli avrà certamente parlato in nonno.
Scenari che ora il neo Presidente della quarta multinazionale dell’auto è in grado finanziariamente di realizzare, investendo una parte dei miliardi di euro incassati con la maxi fusione Fca Peugeot.
Il contesto è quello dell’eventuale acquisizione della maggioranza del Gruppo Gedi, del quale Elkan e la famiglia Agnelli, attraverso la Exor, che detiene il 5%, e Fca con l’11% , sono diventati azionisti in seguito alla fusione nel 2017 tra il gruppo Espresso–Repubblica, la Stampa di Torino e il Secolo XIX di Genova.
Dopo la clamorosa rottura familiare fra l’ingegnere Carlo De Benedetti e i figli Marco e Rodolfo che guidano la Cir, la holding di famiglia da cui dipende Gedi, l’ipotesi della vendita del gruppo editoriale, più volte ventilata, si arricchisce di una prospettiva concreta.
Una probabile prospettiva, quella di John Elkan, che presenta un duplice aspetto positivo: si tratta di un imprenditore italiano che ha una collaudata esperienza editoriale con la Stampa, Corriere della Sera e The Economist e che sarebbe il più omogeneo per la continuità della gestione di un gruppo editoriale che vanta una notevole valenza culturale e politica nazionale.
Anche se sempre smentite, fino adesso, si sono comunque alternate voci di vendita all’imprenditore ceco Daniel Kretinsky, azionista di rilevo di Le Monde, o alla cordata formata dal fondo Peninsula e da Luca Montezemolo e Flavio Cattaneo, che hanno capitalizzato la cessione della linea privata dei treni ad alta velocità, Italo, agli americani, oppure ancora al gruppo francese che fa capo a Vincent Bollorè.
Tutte ipotesi molto sgradite al fondatore della Cir, Carlo De Benedetti, che secondo le interpretazioni più accreditate, con la plateale rottura con i figli avrebbe fatto fallire l’ operazione.
In attesa di un acquirente con solida esperienza editoriale e soprattutto con i soldi veri…..