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Erasmo e le radici del pacifismo e della non violenza

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

I cardini del pensiero Socrate Buddha Confucio Gesù

by Augusto Cavadi

Ci sono momenti storici in cui è particolarmente urgente cercare un pò di luce fra i grandi sapienti dell’umanità.

La fase planetaria attuale – che ci vede incoscientemente costeggiare  il baratro di una terza guerra mondiale – é certamente uno di questi momenti.

Uno dei saggi cui poter attingere indicazioni illuminanti é Erasmo da Rotterdam, vissuto a cavallo fra il XV e il XVI secolo, nel mezzo di guerre cruenti che spaccarono la cristianità europea in due: l’area cattolica, fedele al Papa di Roma, e l’area riformata, seguace del protestante tedesco Martin Lutero.

Fra le due fazioni, Erasmo scelse la scomoda posizione di osservatore terzo: disposto a capire le ragioni di entrambi i contendenti, ma deciso di restare libero di criticarne gli errori.

Erasmo e le radici del pacifismo e della non violenza
Erasmo da Rotterdam

Insomma, scelse di collocarsi al di sopra della mischia attirandosi – come avviene nel dibattito odierno a proposito del conflitto fra Russia e Ucraina o come è avvenuto durante la pandemia covid – la diffidenza e gli attacchi dei due fronti contrapposti.

La gente ama le tinte forti: o bianco o nero. La realtà è di solito grigia? Peggio per essa.

Così, sul tema che ci riguarda più da vicino, Erasmo si configura come una sorta di anti-Machiavelli: «per il Principe di Machiavelli e per quelli che si attengono al suo modello, la guerra è soltanto uno dei modi di fare politica (Bismarck), per il Principe di Erasmo la guerra é la più grande sventura che possa toccare al suo popolo ed è suo dovere cercare di evitarla non solo per ragioni umanitarie ma anche semplicemente di convenienza economica (Una pace ingiusta è migliore di una guerra giusta).

Di qui deriva la strenua difesa della pace» (G. Monaca, La spiritualità secolare di Erasmo, Mimesis, Milano- Udine 2019, pp. 38 – 39).Erasmo e le radici del pacifismo e della non violenza

La “pace ingiusta” è sinonimo di resa incondizionata, di passività rassegnata, di vile acquiescenza al più prepotente? In alcuni casi, sì. Ma in altri casi, di cui i manuali scolastici e universitari tendono a tacere, no. Un popolo invaso – che risparmi centinaia di migliaia di vittime (soprattutto maschi, adulti, in salute) evitando lo scontro diretto – ha decine di tecniche di resistenza nonviolenta per dissuadere il nemico dal perpetuare la dominazione (Andrea Cozzo ne ricorda alcune nel suo recentissimo La nonviolenza oltre i pregiudizi. Cose da sapere prima di condividerla o rifiutarla, Di Girolamo, Trapani 2022, pp. 18-31).Erasmo e le radici del pacifismo e della non violenza

Con la certezza di vincere? No, come non l’ha il popolo che si oppone con le armi. Senza accusare perdite? No, anche se in misura certamente minore dei caduti in caso di scontro militare aperto. Con la solidarietà attiva delle altre nazioni del globo? Non di tutte, ma certo di molte. Che a loro volta potrebbero attivare iniziative diplomatiche e, in caso di fallimento, forme di boicottaggio finanziario e commerciale ai danni dello Stato aggrediente. Senza tenere in conto l’ipotesi di una guerra nucleare che cancellerebbe la differenza fra vincitori, vinti e neutrali.

Con fine ironia, Erasmo intitola un trattatello del 1515 Dulce bellum inexpertis: Dolce è la guerra per chi non l’ha mai provata. E forse non è un caso che a dichiararla siano più pronti i politici e i generali – bravissimi a guidarla da lontano, da postazioni sicure –  che i soldati e i civili destinati a pagarne il prezzo di sangue.Erasmo e le radici del pacifismo e della non violenza

In questo scritto l’autore «cerca e propone un superamento non solo morale, ma anche nel sistema politico internazionale, della pratica della guerra legata ai poteri politici e alle culture» (E. Peyretti), convinto che prevenire le guerre sia meno arduo che fermarle una volta esplose. Esattamente il contrario di ciò che hanno fatto l’Onu in generale e la Nato in particolare dal 2014 al 2022.

La guerra, inconcepibile in sé, lo diventa ancor di più – se possibile – tra cristiani, come nel caso della lunga contesa in Irlanda fra cattolici e protestanti o in Russia e Ucraina fra ortodossi.

Davanti ai teleschermi con le immagini di Putin e di Zelenski circondati da barbuti arcivescovi in occasione delle liturgie natalizie o pasquali,  Erasmo non avrebbe neppure una virgola da modificare nella pagina in cui notava con sconcerto «vecchi decrepiti che, inalberando un vigoroso spirito giovanile, non si sgomentano davanti» alla «follia» delle guerre fratricide e inventano giustificazioni morali per permettere «d’impugnare il ferro mortale e di immergerlo nelle viscere del fratello senza venir meno a quella suprema carità che secondo il dettato di Cristo un cristiano deve al suo prossimo»: «pur essendo la guerra una cosa tanto crudele da convenire alle belve più che agli uomini, tanto pazza che anche i poeti hanno immaginato fossero le Furie a scatenarla, così rovinosa da portare con sé la totale corruzione dei costumi, tanto ingiusta da offrire ai peggiori predoni la migliore occasione di affermarsi, tanto empia da non avere nulla in comune con Cristo, tuttavia, trascurando tutto il resto, fanno solo la guerra».Erasmo e le radici del pacifismo e della non violenza

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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