Sulla difficile manovra finanziaria che contrappone l’Italia all’Europa pubblichiamo l’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia dall’economista Paolo Manasse
Se non è l’immagine di Alcide De Gasperi alla conferenza di pace di Parigi nel ’46 poco ci manca. La sfida dell’Italia all’Europa mostra la faccia seria del Ministro dell’Economia Giovanni Tria che getta tutto il peso della sua riconosciuta competenza nel delicato impatto con l’Eurogruppo.
Da inappuntabile “civil servant” nel primo confronto dopo lo strappo dell’aumento del deficit al 2,4% Tria ha chiesto par condicio rispetto alle situazioni economiche di Francia e Germania e il beneficio della buona fede. “Bisogna vedere se l’Europa ha intenzione di mostrare la faccia feroce oppure di aiutare il nostro paese. Se prevarranno i falchi o i saggi ” afferma Paolo Manasse, Professore di Macroeconomia e di Politica Economica all’Università di Bologna.
- Da economista lei è pessimista o ottimista?
“Sono moderatamente pessimista. Spero che i nostri attuali leader politici quando vedranno che il Paese è di fronte al baratro si tirino indietro. Però non ne sono convinto, perché a differenza dei governi precedenti l’attuale esecutivo è formato da due partiti euroscettici ed in competizione fra di loro e quindi potrebbero avere la tentazione, mi auguro proprio di no, di aver trovato una buona occasione per uscire dall’Euro e dall’Unione Europea”
- Dal punto di vista pratico a quali le conseguenze può andare incontro l’Italia ?
“L’Ecofin e successivamente la Commissione esecutiva potrebbero chiedere una modifica delle misure previste nella Nota di Aggiornamento Documento di economia e finanza presentata dall’Italia e in caso di mancato aggiornamento potrebbe essere aperta una procedura di infrazione “
- Scenari?
“Sono essenzialmente due. Se prevalesse l’atteggiamento di rottura totale con l’Europa, di rifiuto di qualunque mediazioni con Bruxelles, le agenzie di rating declasseranno l’Italia a paese privo di credibilità, lo spread si impennerà e Tria potrebbe valutare la sua permanenza al Governo. L’altro scenario prevede che in qualche modo il Ministro dell’Economia riesca a rassicurare i partners europei e i mercati. E potrebbe riuscirvi soltanto evidenziando quali tagli verranno fatti e quali investimenti saranno destinati alla ripresa e allo sviluppo. Tutte scelte politiche ed economiche che il Governo non ha tuttavia ancora deciso e messo in cantiere. Se questo venisse fatto sulla base di specifiche indicazioni e di assunzioni di impegni ratificati dal Consiglio dei Ministri, i margini per un recupero con Bruxelles e i mercati ci sarebbero certamente. Il problema è che questi tagli si fanno sempre più pesanti e che come in passato si corre il rischio di assicurare di fare in futuro riduzioni e risparmi di spesa che erano già state promesse e non sono mai state fatte”.
- C’è la possibilità di un ricorso alla Corte Costituzionale per chiedere l’annullamento della finanziaria?
“Come suol dirsi, l’ipotesi non è manifestamente infondata, ma è anche vero finora nel tracciato finanziario che ha generato il debito pubblico nel corso dei decenni precedenti ci sono state diverse dinamiche politiche ed economiche. In caso di dichiarata incostituzionalità del bilancio dello Stato si aprirebbe un conflitto istituzionale senza precedenti e una situazione caotica e di collasso che accelererebbe quella fuga dal debito pubblico italiano che è il vero spauracchio per il nostro paese delle prossime settimane e per i prossimi mesi.”