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Rubrica di critica recensioni e anticipazioni
by Augusto Cavadi
Se devo essere del tutto sincero, non riesco a capire – da meridionale – l’ira dei miei conterranei nei confronti del giudizio di Vittorio Feltri sulla loro “inferiorità”.
Se Crozza, in una delle sue irresistibili imitazioni di Feltri, avesse sparato un giudizio simile, avrebbe strappato un sorriso divertito da Macugnaga a Pachino: cos’è la provocazione del giornalista bergamasco se non il sintomo che egli – ormai prigioniero del proprio personaggio – deve inventarsi battute sempre più paradossali per mantenere alto l’audience ?
Alcune persone che stimo mi hanno contestato di non cogliere una differenza decisiva: Crozza fa ridere perché è ovvio che non crede alle ingiurie che pronunzia recitando Feltri, mentre Feltri fa arrabbiare perché è ovvio che crede alle ingiurie che pronunzia quando imita il proprio imitatore.
Non sono né un profeta né uno psicoterapeuta e, dunque, ammetto l’ipotesi di sbagliarmi sul grado di convinzione (a mio parere vicino a zero) con cui Feltri sostiene che noi meridionali siamo inferiori al resto degli italiani. Ma, se avessero ragione i miei amici meridionali, continuerei a non vedere motivi di ira.
Ad adirarsi, se mai, dovrebbero essere i miei numerosi amici centro-settentrionali (alcuni dei quali, infatti, mi hanno già espresso stupore e sdegno per lo scomodo corregionale). Mi spiego con una analogia.
In una fase storica in cui tre delle quattro maggiori cariche dello Stato (Presidenza della Repubblica, Presidenza della Camera, Presidenza del Consiglio dei ministri) sono occupate da meridionali, Feltri starebbe affermando che la maggioranza degli elettori, tramite la maggioranza dei parlamentari, è così scema da affidare per via democratica le sorti dell’intero Paese a esponenti della sua parte “inferiore”: un’affermazione ingiuriosa più verso i centro-settentrionali (vittime della propria dabbenaggine) che verso i meridionali (complici interessati).
Ebbene: quando in una famiglia il nonno – un po’ fuori di testa per ragioni anagrafiche, cliniche ed etiliche – si affaccia in balcone per offendere vicini e passanti, chi, affetto da vergogna, si rattrista di più?
O nessuno (per saggia comprensione delle forti attenuanti da concedere al matto) o, se mai, i familiari. Nel caso del nostro caro Feltri, ad arrossire e a restarci male per le sue esternazioni, dovrebbero essere o nessuno o, se mai, i suoi conterranei. Infatti, alla luce delle scienze, della storia e dell’etica contemporanee, sappiamo che ogni affermazione razzista è inesatta, infondata razionalmente: dunque, prima di essere offensiva per i destinatari, è rivelatrice dell’insufficiente istruzione di chi la formula.
Se non fosse troppo facile il gioco di parole, direi che il razzismo è l’unico indice di “inferiorità” rilevabile fra gli umani evoluti del XXI secolo.