Allarme femminicidi
C’è una frase che colpisce tra le tante pubblicate sui social dalla 17enne Noemi, la vittima più giovane della strage infinita dei femminicidi: “Odiare a morte ciò che ho amato da morire”.
Parole trasformatesi in tragedia. Una tragedia più grande e terribile di quella che l’ha preceduta, che a sua volta superava in efferatezza la precedente e cosi via, in una catena di ragazze e donne violentate, sgozzate, pugnalate, date alle fiamme, tagliate a pezzi, deturpate con l’acido, colpite a morte in un un crescendo che da massacro si è trasfornato in una orribile macelleria. Si femminicidi macelleria.
Allarmi, indignazione, condanne, interviste- denunce di psicologi e psichiatri non bastano più, occorre agire e fermare a tutti i costi la violenza contro le donne.
Un’emergenza nazionale nei confronti della quale non tutte le istituzioni, i politici, i media, la scuola, i sindacati, la Chiesa e le strutture sanitarie sono pienamente consapevoli e in grado di mobilitarsi.