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Governo alle prese con vecchia politica e burocrazia

C’è una strana alleanza fra burocrazia e vecchia politica. Una tacita alleanza di fatto che vede convergere gli interessi del formalismo burocratico e il riflesso condizionato dell’egemonia di leader ai quali sta progressivamente sfuggendo il controllo dei rispettivi partiti. Interessi paralleli che si contrappongono sotterraneamente e qualche volta palesemente agli sforzi del governo Draghi per risanare e modernizzare il Paese.Governo alle prese con vecchia politica e burocrazia

Sovrapponendo l’incisività dell’esecutivo e l’effetto della pandemia sulle valutazioni degli elettori, l’opinione pubblica – secondo gli ambienti parlamentari e i sondaggisti – potrebbe convergere su nuove alleanze o soggetti politici scartando i vecchi sistemi clientelari e corporativi.

Una prospettiva di rivoluzione copernicana che alla vigilia delle amministrative attende il vaglio delle scelte dei nuovi sindaci, soprattutto a Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli, delle regionali in Calabria e dei nuovi parlamentari alle suppletive di Siena e Roma.Governo alle prese con vecchia politica e burocrazia

L’alleanza sotterranea fra burocrazia e vecchia politica si pone insomma come argine all’evoluzione modernizzatrice e semplificativa dei partiti: non più ex roccaforti ideologiche trasformatisi in centri di potere, ma agili supporter di leader carismatici. A metà strada fra il sistema americano, con i candidati alle primarie e poi alla Casa Bianca che si confrontano sugli ideali e su come amministrare concretamente gli Stati Uniti e il metodo inglese della premiership del leader del partito di maggioranza.Governo alle prese con vecchia politica e burocrazia

Un’evoluzione già tentata in Italia col referendum sulla preferenza unica del 1991,la nascita di Forza Italia, con l’aggregazione fra cattolici e comunisti, l’alleanza del centro destra e con l’avvento del Movimento 5 Stelle.  Tutte fasi naufragate sullo scoglio del sistema elettorale, sul quale dietro le quinte incide la burocrazia e la vecchia politica.

Nell’autunno italiano di un governo Draghi che, sulle ali degli straordinari successi sportivi e internazionali, si accinge ad avviare le riforme essenziali per il colossale piano di rinascita finanziato dall’Europa, sotto la superfice dei formalismi istituzionali, il mondo dei politicanti nazionali e locali è in subbuglio. Paventano la definitiva perdita del controllo sulle candidature alle politiche, dei poteri di spesa e di attribuzione di appalti e commesse, del controllo sugli apparati di sicurezza e della difesa.

La standing ovation degli industriali ed il progressivo consenso dei sindacati e della maggioranza interna dei partiti nei confronti di Mario Draghi rappresentano la fine per i condizionamenti e i controlli occulti esercitati dalla burocrazia e dalla vecchia politica.

Governo alle prese con vecchia politica e burocrazia
(Foto SkyTg24 )

Un epilogo che dopo il passaggio decisivo dell’elezione del nuovo capo dello Stato o della conferma di garanzia costituzionale del Presidente uscente Sergio Mattarella, impegnerà gli opinionisti a discettare sull’approssimarsi di un partito “di” o “per” Mario Draghi, mentre il rimescolamento che i risultati delle amministrative determinerà all’interno dei partiti avrà già delineato i nuovi scenari delle elezioni politiche.

Scenari che lasciano intravedere aggregazioni fra l’ala governista dei 5 Stelle, capeggiata da Luigi di Maio, e la maggioranza della lega che fa capo a Giancarlo Giorgetti ed ai Presidenti leghisti delle regioni del nord.

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Giancarlo Giorgetti e Luigi Di Maio

L’altra faccia delle prospettive post amministrative riguarda il Pd, il Movimento che si riconosce nella leadership di Giuseppe Conte, Forza Italia, la sinistra e i renziani.

Al Nazareno, dopo l’autunno delle amministrative si attende il secondo tempo del Quirinale. Gli schieramenti che si fronteggiano sono attualmente: la base riformista di Guerini e Lotti, l’area dem di Franceschini, la sinistra orlandiana e l’area Zingaretti-Bettini. Riformisti e Franceschini propendono per Draghi, Zingaretti e Bettini stravedono per l’alleanza con i 5 Stelle di Conte. In mezzo restano il segretario Enrico Letta e la sinistra di Andrea Orlando.

L’unica alternativa che presumibilmente resterà ai grillini dopo le amministrative sarà quella dell’alleanza-annessione da parte del Pd. Un amalgama difficile perché nei retropensieri di Conte prevalgono le divergenze con Draghi, attualmente diluite in continui e tutto sommato sterili distinguo.

Rispetto all’esecutivo Matteo Salvini e Giorgia Meloni offrono un panorama completo di successi e insuccessi del centrodestra.

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Matteo Salvini e Giorgia Meloni

L’attuale segretario della Lega presenta all’esame delle amministrative e successivamente al vaglio dell’ineludibile congresso legista, un lungo cahier de doléances di fallimenti, marce indietro e pesci in faccia. La leader di Fratelli d’Italia vede premiata da tutti i sondaggi la sua solitaria ma costruttiva opposizione e dal crescente favore dell’opinione pubblica di centro destra per l’eventuale premiership.

Per Forza Italia, il Quirinale potrebbe rappresentare l’ultima battaglia politica dell’era berlusconiana, una sorta di Waterloo del Cavaliere prima della confluenza, assieme ai parlamentari che fanno capo a Giovanni Toti e al Sindaco di Venezia Luigi Brunaro, nel rassemblement filo Draghi.

Rassemblement al quale, dopo aver giocato il penultimo asso nella manica per il Quirinale, aderirà come socio cofondatore Matteo Renzi.Governo alle prese con vecchia politica e burocrazia

L’ulteriore e decisivo rafforzamento internazionale del Governo è atteso dalla presidenza italiana del G20 sull’Afghanistan e i diritti umani previsto per fine ottobre a Roma. Un’assise mondiale presieduta con riconosciuto prestigio e autorevolezza da Mario Draghi, che è riuscito a mettere a confronto il Presidente americano Biden, il Presidente cinese Xi Jinping, il leader russo Putin, il Premier inglese Johnson, l’Europa, e i vertici di Canada, India, Turchia, Giappone, Australia, Indonesia, Messico, Argentina, Brasile e Sud Africa.

Un vertice che sancirà il ruolo internazionale dell’Italia di Draghi. Un ruolo più tenace e incisivo delle riserve mentali e dei veleni della burocrazia e di politicanti già sepolti dalla storia e dalla digitalizzazione, ma soprattutto senza eredi.Governo alle prese con vecchia politica e burocrazia

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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