Fiato sospeso per l’avvitarsi della crisi, poi applausi liberatori per Mario Draghi. Con una decisione ineccepibile e costituzionalmente motivata, il Quirinale ha sancito la scelta del Governo istituzionale presieduto da Draghi, che è stato convocato per domattina dal Capo dello Stato per il conferimento dell’incarico.
Una svolta di carattere storico, decisa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla base di una dettagliata disamina della grave situazione sanitaria e dell’urgenza necessaria per predisporre il vitale recovery plan per superare l’emergenza socio economica che rischia di travolgere il Paese.
Un’urgenza assolutamente incompatibile e rischiosa sotto il profilo della inevitabile recrudescenza della pandemia – ha sottolineato Mattarella – con i tempi e i modi necessari per lo scioglimento delle Camere, il voto e la successiva formazione degli organi parlamentari e del Governo.
Il Presidente della Repubblica ha rivolto dunque un appello a tutte le forze politiche affinché appoggino governo istituzionale presieduto da Mario Draghi. Un governo che di fatto assume una forte valenza di esecutivo di ricostruzione nazionale.
Una figura economicamente e internazionalmente carismatica quella dell’ex Presidente della Bce, e in precedenza Governatore della Banca d’Italia, soprattutto al cospetto degli spietati mercati finanziari, tanto che da più parti si ritiene che l’esperienza e l’affidabilità unanimemente riconosciuta a Draghi equivalgano almeno ad un 3 per cento di Pil.
La svolta Mattarella-Draghi arriva a conclusione di una drammatica giornata politica parlamentare che determina la definitiva uscita di scena del Governo Conte.
La corda delle trattative fra la ex maggioranza si é infatti spezzata, trascinando in un vortice di accuse e polemiche reciproche leader e partiti. La rottura fra renziani, 5 Stelle e Pd è deflagrata con un crescendo di richieste perentorie e negazioni, veti e controveti. Una rottura che ha riportato la distanza fra i partiti della sempre più ex maggioranza alla contrapposizione parlamentare del dibattito sulla fiducia. In un clima rovente di alternanza da una parte e dall’altra di dichiarazioni invettive e retroscena, il Presidente della Camera Roberto Fico ha riferito al Presidente della Repubblica l’epilogo di 4 giorni di esplorazione nell’arcipelago delle forze politiche che sostenevano il governo del Premier dimissionario Giuseppe Conte.
Dopo un avvio trattativista, il confronto politico ha imboccato su specifica richiesta di Matteo Renzi la strada della verifica dei programmi e dei tempi dell’azione dell’eventuale governo. Programmi e tempi da fissare su un dettagliato documento scritto, hanno richiesto anche Vito Crimi per i 5 Stelle e il Segretario del Pd Nicola Zingaretti.
La distanza, in particolare fra le posizioni dei 5 stelle e di Italia Viva, è emersa in particolar modo sulla Giustizia, sul recovery plan, sulla gestione dell’emergenza sanitaria, sul lavoro e sulla realizzazione delle grandi opere. Uno stallo progressivo accentuatosi via via che trattative si addentravano nel merito e sui nomi per Ministeri e incarichi. Un muro contro muro che ha spinto il Capo dello Stato scegliere l’incontestabile figura di Mario Draghi, nei confronti dei quali si sono già levati il plauso e i commenti positivi delle capitali estere.
E’ ancora presto per valutare chi vince e chi perde sullo scenario della politica. Sicuramente l’ulteriore avvitamento di una crisi politica tanto lacerante ha rischiato di far perdere soprattutto il Paese.
Ma intanto si può dire che, al momento, fra coloro che non hanno perso, ma che non hanno ancora vinto, figurano Renzi e i parlamentari renziani che hanno tenuto la posizione di contestazione e di denuncia dell’operato del Premier dimissionario Conte. Non hanno perso e non hanno vinto i parlamentari dell’Udc e dei gruppi di Camera e Senato che non si sono lasciati convincere a sostenere maggioranze non omogenee ed instabili. Su un piano inclinato appaiono il Pd di Zingaretti e i vertici dei 5 Stelle.
Mentre si spera che dopo tante lacerazioni, l’Italia sia in risalita fino alla quota di sicurezza. Ed abbia recuperato la prospettiva di un governo competente e affidabile.
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