“There is all the incidence of Draghi” , eccola l’incidenza di Draghi, commentano gli ambienti diplomatici di Washington e di Bruxelles dopo la telefonata fra il Pentagono e il Ministro della Difesa russo Shoigu.
La richiesta di tregua sollecitata dagli Usa a Mosca conferma che “l’effetto Draghi” dopo la visita alla Casa Bianca ha ottenuto l’incidenza e il riconoscimento che l’Europa si attendeva dal Presidente Biden. Per il Premier é la conferma dell’inedito ruolo di primus inter pares d’Europa che con la sua personale credibilità è riuscito a determinare per l’Italia. Ma oltre che sul piano diplomatico, l’evoluzione del braccio di ferro fra la Russia di Putin e l’occidente riguarda le strategie militari e geopolitiche. ![Guerra e tregua dalla svolta di Draghi all'eclissi di Putin](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/05/guerra-e-tregua-dalla-svolta-di-draghi-alleclissi-di-putin-600x406.jpeg)
In bilico fra le sabbie mobili della guerra all’Ucraina e la rabbiosa tentazione di allargare il conflitto, il Cremlino reagisce con oscure minacce all’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia. Un’adesione immediata richiesta dai due paesi da sempre neutrali, terrorizzati dalla improvvisa invasione scatenata da Putin contro Kiev.
Dai toni e dall’uso dei termini minacciosi, ma anche dai silenzi di alcuni protagonisti, si intuiscono i diversi orientamenti nel ristretto arcipelago dei siloviki, dei vertici dell’armata russa e della cerchia ristrettissima del Presidente russo, praticamente rappresentata soltanto dai tre Dmitry, Medvedev, Peskov e il giovane capo del dipartimento dell’amministrazione presidenziale Kovalev.![](https://tse1.mm.bing.net/th?id=OIP.Kr-MR85q__NI6Ivp7xX7lwHaE6&pid=Api&P=0&w=279&h=185)
L’analisi comunque prevalente che viene prospettata al Cremlino ruota attorno alla costatazione di come qualunque tentativo di reazione militare contro Finlandia e Svezia sia impedito di fatto dalle conseguenze del fallimento del blitz contro Kiev, dall’ulteriore ritirata sul fronte di Kharkiv e dell’impantanamento dell’offensiva nel Donbass.
Il pessimo bilancio dei primi 80 giorni di invasione, oltre a provocare un’altissimo numero di vittime fra i soldati, almeno 25 mila morti e circa 50 mila feriti secondo le stime più ottimistiche, sta determinando la perdita di interi arsenali e di mezza flotta nel Mar Nero.
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