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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Piero Melati
Posso infastidirvi dicendo che Valerio Evangelisti é stato uno dei più grandi scrittori italiani? Intendo con questo, da lettore, il più contemporaneo.
Altri hanno dovuto imbarcare nella loro narrativa fettine di quel gotico che lui ha impattato apertamente, con tutto quello che vuol dire: il lato oscuro, l’Altro etc etc.
Altri hanno cliccato sulla propria epoca, ma intanto il treno del tempo correva e ora suonano un pò datati.
Altri ancora hanno fatto memoria, rifiutandosi di uscire dal Novecento e dalla nostalgia, autobiografandosi, mentre per lui memoria era ricerca storica e i piani temporali che si intrecciavano la dicevano lunga su cosa pensasse che fosse la “realtà”.
Lo conobbi per una intervista sul Venerdì di Repubblica. Siccome Mondadori e Einaudi (perché vendeva tanto e in mezzo mondo) lo avevano finalmente sdoganato, se ne poteva cominciare a parlare non solo sulle fanzine.
Uno scandalo, quel silenzio intorno a lui, che non era certo dei lettori. Eravamo, ulteriore ironia della sorte, già agli sgoccioli della saga dell’Inquisitore Eymerich.
Poi, quando diressi il festival letterario panormita Una Marina di Libri, lo invitai immediatamente. Accettò ma infine non poté venire, la malattia gli impediva già di muoversi, si avvicinava la fatidica data del 18 aprile 2022 (ci passeremo tutti, dal più crudele dei mesi, anche se non oggi e se non ne vogliamo mai parlare).
Nel corso di quell’estate ci scambiammo mail e lui fu sempre generoso di consigli e curioso della Sicilia.
Leggevo le sue risposte di notte, su una terrazza vista mare e sotto una pioggia di stelle, e poi gli raccontavo del quartiere della Kalsa, delle teste di pesce spada mozzate ed esposte sui banconi delle pescherie, in strada, ai piedi delle chiese barocche, come una versione aggiornata di Horcinus Orca. È morto dopo quell’estate.
Non posso parlare certo io (altri che lo hanno conosciuto bene hanno molti più titoli di me) di un autore che fece fatica a farsi pubblicare dalla leggendaria collana Urania (oggi diretta dal suo amico Franco Forte) poiché la sua “fantascienza” non prevedeva alieni e astronavi.
Questo, però, posso dirlo: amava il “genere” (ma quale, poi?) eppure lo sfidava fin dalle radici, facendone completamente un’altra cosa.
Avrei voluto dedicargli LOLA&VLAD, ma sarei stato ridicolo: una pulce che si ripara dietro un gigante. Ma resta un libro, seppure modestissimo, in sua memoria.
Da quando non c’è più, il suo fantasma si aggira nelle belle lettere ancora più vorticosamente. Come già accaduto con H.P. Lovecraft, aspetteremo come sentinelle il suo momento.
*Piero Melati, palermitano, Giornalista professionista, per molti anni viceredattore capo de “Il Venerdì di Repubblica”, si occupa di attualità e cultura. Ha seguito per il giornale “L’Ora” di Palermo la guerra di mafia e il primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Con “la Repubblica” ha aperto le redazioni locali di Napoli e Palermo ed é stato viceredattore capo della cronaca di Roma. È autore, con Francesco Vitale, del libro Vivi da morire (Bompiani 2015).